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Made in Italy: export vino cresce triplo del manifatturiero

Made in Italy: export vino cresce triplo del manifatturiero

Soffriremo più Brexit, in storici mercati 6O% Italia 39% Francia

05 dicembre 2017, 15:36

Redazione ANSA

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Made in Italy: export vino cresce triplo del manifatturiero - RIPRODUZIONE RISERVATA

Made in Italy: export vino cresce triplo del manifatturiero - RIPRODUZIONE RISERVATA
Made in Italy: export vino cresce triplo del manifatturiero - RIPRODUZIONE RISERVATA

VERONA - In dieci anni, nel periodo 2006-2016, l'export del vino italiano nel mondo è cresciuto in valore (74%) tre volte più della media (26%) dell'intero manifatturiero, più del doppio della gioielleria (32%) e quasi il quadruplo rispetto all'abbigliamento e al tessile (20%), attestandosi secondo solo dopo il boom (81%) delle vendite all'estero della farmaceutica italiano. Ma proprio nell'anno in cui si delinea uno dei maggiori incrementi degli ultimi tempi non mancano le contraddizioni sul comparto leader dell'agroalimentare italiano, fin qui troppo ancorato ai propri storici top importer (Usa, Germania e Regno Unito), che valgono il 60% delle esportazioni globali, contro il 39% della Francia. È quanto rivela l'analisi realizzata per Veronafiere da Nomisma-Wine Monitor in occasione di Wine2Wine.

L'analisi traccia un profilo in chiaroscuro del fenomeno vino, in grado - nel decennio 2006-2016 - di incrementare il proprio export del 74%, di generare autentici boom di mercato (con il Prosecco a +421% solamente negli ultimi 6 anni), di contribuire nello stesso periodo a un'escalation di presenze turistiche in aree rurali come Montalcino (+125%), Barolo (+64%) e Valpolicella (+54%) o di raddoppiare in 5 anni (+96%) la superficie biologica del vigneto Italia. Per contro gli aspetti critici si fanno sempre più oscuri: come la recente perdita, a favore della Francia, del primato in valore nel primo mercato import al mondo, gli Stati Uniti, o la debolezza del Belpaese in Cina (5,6% la quota di mercato nel 2016, contro il 42,3% della Francia) e in quasi tutti i mercati emergenti, il nanismo del tessuto imprenditoriale, la 'crisi di crescita' dei vini fermi e soprattutto la questione del prezzo medio, dimezzato rispetto a quello del competitor leader, la Francia. Per Denis Pantini, responsabile Nomisma-Wine Monitor: "Il 2017 sarà ricordato come l'anno dei sorpassi. Forte di una ripresa economica ormai consolidata, il commercio internazionale di vino chiuderà l'anno con una crescita in valore superiore al 5% rispetto al 2016, trainato anche dall'imponente recupero della Russia che è cresciuta del 40% nei primi 9 mesi, dall'ennesimo sprint della Cina con +14% ad ottobre e che scalza definitivamente la Germania dal terzo scalino del podio dei top mercati di import, nonché dalla conferma dello stato di salute degli USA che si attestano a +8% a settembre, dove però si assiste anche al sorpasso del vino francese su quello italiano ad opera soprattutto di una rimonta dello Champagne e di un'esplosione delle vendite dei rosé de Provence".

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