In un pianeta che si riscalda
sempre più, i nuovi poveri fanno parte di quelle popolazioni che
non possono difendersi dagli effetti dello stress da calore,
perchè privi di infrastrutture adeguate per difendersi, come
condizionatori, sistemi per catene del freddo, o delle
possibilità di riqualificare energeticamente le abitazioni. Il
concetto di "cooling poverty" - la povertà 'di raffrescamento' -
viene introdotto ora da uno studio condotto da ricercatori
dell'Università di Oxford, dell'Università Ca' Foscari Venezia,
e della Fondazione Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui
Cambiamenti Climatici) e della London School of Hygiene &
Tropical Medicine, pubblicato su Nature Sustainability
Le infrastrutture per combattere il calore crescente
comprendono beni fisici (soluzioni di riqualificazione
energetica passiva, catene del freddo o dispositivi tecnologici
personali per il raffreddamento), sistemi sociali (come reti di
supporto e infrastrutture sociali) e risorse immateriali (come
la conoscenza per adattarsi intuitivamente agli effetti
combinati di calore e umidità). La cooling poverty si può
inoltre definire "sistemica" quando si sviluppa in contesti in
cui organizzazioni, famiglie e individui sono esposti agli
effetti dannosi del crescente stress da calore. Il pool di
studiosi ha individuato cinque dimensioni fondamentali che
interagiscono tra loro, definendo insieme il concetto proposto
di cooling poverty sistemica: clima, comfort termico di
infrastrutture e beni.
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