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Coronavirus: caposala Rianimazione, anche carezze ai pazienti morenti

'Virus ha perso potenza ma occorre rimanere in allerta'

"In questa emergenza spesso gli infermieri si sono sostituiti ai famigliari che non potevano essere presenti, tenendo la mano dei pazienti fino all'ultimo respiro". Lo tsunami del coronavirus sta esaurendo la sua violenza e Sabrina Foudon, coordinatrice infermieristica del reparto di rianimazione dell'ospedale Parini di Aosta, lascia scorrere il fiume di ricordi: "La chiamata che abbiamo dovuto fare al figlio di una paziente accompagnandola verso la morte e sentendo dall'altra parte del telefono la sua disperazione, il sostegno continuo ai malati cui dicevamo 'forza non mollare, perché a casa ti stanno aspettando', la video chiamata nella quale la moglie ci chiese di fare una carezza a suo marito e noi lo abbiamo fatto piangendo insieme a lei". E anche di momenti piacevoli: "Nella sala relax, dove ci rifugiavamo a fine turno, c'erano pizze, dolci, donati dalle tante persone da cui ci siamo sentiti coccolati".
    "In questa emergenza è come se fosse sbocciata l'essenza della nostra professione di infermieri, stare al fianco del malato", spiega la coordinatrice. In quello che è stato l'epicentro dell'allarme Covid nella regione "è stato come andare in guerra - racconta Foudon - e ogni giorno abbiamo indossato la nostra armatura: i tutoni, le mascherine che non ti permettevano di respirare, l'occhiale, la visiera, erano veramente pesanti, ma ci hanno protetto".
    Dal 12 maggio la rianimazione Covid di Aosta è chiusa e ora si può tracciare un primo bilancio: sono stati allestiti fino a 35 posti letto intorno ai quali hanno operato anche 70 infermieri, 24 ore su 24. "La dirigente Sitra, che ringrazio, mi ha messo a disposizione personale da tutta l'azienda, infermieri di grande competenza e profonda umanità, formati a gestire malati che erano tutti instabili; ciò ha consentito di mantenere sempre il rapporto di un infermiere per due malati".
    Ora ci si può permettere di guardare avanti con ottimismo, ma senza abbandonare la cautela: "A distanza di due mesi il virus ha perso potenza e noi abbiamo imparato a gestire determinate situazioni, ma - avverte Foudon - bisogna rimanere in allerta, io non sono così tranquilla e mi aspetto che dopo le riaperture da un momento all'altro si debba ricominciare".
   

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