All'inizio dovevano essere 140
minuti con intervallo; alla fine sono stati 90 minuti di filato
e comunque emozionanti: è andato di volata come un "Diavolo
rosso" Paolo Conte sparando tutte le sue cartucce all'arena
Santa Giuliana per Umbria jazz. La voce dopo un'ora e passa di
grandi successi ha iniziato ad accusare i primi colpi, con il
cantautore che a 83 anni ha dato ancora una volta tutto se
stesso. Senza risparmiarsi. I 5.000 accorsi ieri sera all'Arena
Santa Giuliana di Perugia alla fine lo hanno reclamato tanto per
i bis, ma poi hanno capito e si sono arresi. In cuor loro
sapevano che non gli si poteva chiedere di più.
Umbria Jazz, che prosegue fino al 21 luglio, ha scritto così
un'altra bella pagina di musica con l'avvocato astigiano che si
è presentato nel main stage del festival alle 21.30 in punto per
il concerto annunciato come quello dei "50 anni di Azzurro".
Con lui il festival ha accolto ancora una volta nel suo
cartellone la canzone d'autore italiana di cui Conte è da oltre
cinquant'anni uno dei più amati e autorevoli interpreti.
Alla canzone e ai suoi artisti il festival ha dedicato negli
anni grande attenzione, ma a Conte ha sempre riservato uno
spazio particolare. Perché il jazz, per Conte, è parte
imprescindibile di una storia musicale cominciata proprio come
pianista e vibrafonista jazz. Non è un caso quindi che l'autore
di "Azzurro" sia un frequentatore abbastanza assiduo - e molto
amato - dei palcoscenici di Umbria Jazz. La volta precedente è
stata nel 2015.
Fa pochi concerti ormai e tour, ma in quello del 2019 non
poteva non esserci la data di Perugia. Le sue sono canzoni,
bozzetti poetici racchiusi in un raffinato guscio musicale, non
hanno bisogno di essere trasformate. Anche se sono anni che si
ascoltano, con cinque decadi di gemme, non possono essere
stravolte come amano fare tanti cantautori in crisi di
ispirazione. La fidata orchestra che lo accompagna riesce ancora
una volta a dare il suono più consono, e l'effetto è sempre di
meraviglia.
Inizia in piedi Conte. Poi si siede al piano e parte,
naturalmente con "Sotto le stelle del jazz". Infila gli occhiali
neri e con lenti scure e inizia una serie di successi come "Come
di", "Alle prese con una verde milonga", "Snob", "Madeleine",
"Gioco d'azzardo", "Gli impermeabili", "Max". Sul finale c'è
spazio per "Messico e nuvole" e "Vieni via con me", rifatta per
la seconda volta e con la quale si congeda dal suo pubblico.
La voce di Conte non ne ha più, nemmeno per quell'Azzurro a
cui il tour è dedicato, il primo brano, interpretato allora da
Adriano Celentano, che l'ha portato ad essere conosciuto in
Italia e nel mondo.
"Il più grande", senza dubbio, per usare le stesse parole con
le quale è stato introdotto sul palco da Umbria Jazz prima di
portare sull'arena la sua "verde milonga" con la quale Conte è
venuto a suonare e non di nascosto a farsi amare.
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