(ANSA) - CITTÀ DELLA PIEVE (PERUGIA), 17 LUG - L'obesità
adolescenziale e i disturbi da iperalimentazione si possono
anche seguendo un percorso che non sia soltanto clinico. Ed è
per questo che al Centro Dai di Città della Pieve, unico in
Italia a trattare in maniera integrata le patologie dell'obesità
e del Disturbo di alimentazione incontrollata, anche quest'anno
la Usl Umbria 1 ha attivato il programma estivo per adolescenti
dai 12 ai 17 anni che durerà circa due mesi.
Il campus, che segue il metodo innovativo dell'equipe
multiprofessionale coordinata dalla dottoressa Laura Dalla
Ragione, integra alle attività terapeutiche numerose altre
attività motorie e di svago come ippoterapia, nordic walking,
nuoto nelle piscine di Chianciano e anche attività artistiche
per aiutare i ragazzi ad uscire dall'isolamento e dalla paura di
vivere.
Il programma - spiega una nota della Usl Umbria 1 - accoglie
ragazzi e ragazze provenienti dall'Umbria e da altre regioni
d'Italia che vanta come è ormai noto, un primato negativo in
merito al più alto tasso di obesità in infanzia e adolescenza
rispetto a tutti gli altri paesi europei. Anche in Umbria il
problema è molto presente con rischi per la salute dei
giovanissimi.
I ragazzi non saranno messi a dieta ma impareranno a
modificare il loro stile di vita. Si partirà con una parte
esperienziale e laboratori di cucina per aiutarli a scoprire (o
riscoprire) il gusto nell'alimentazione e il piacere del cibo,
contro la loro tendenza ad alimentarsi con cibo già
preconfezionato e ipercalorico. "Accanto a questo - spiega la
dottoressa Marta Borsellini, riabilitatore psichiatrico del
centro - è necessario un grande lavoro psicologico, perché
essere grassi in adolescenza significa essere oggetto di
bullismo e derisione da parte del mondo esterno e ci sono molte
ferite profonde: il cibo diventa una sorta di distrazione da
quelle che sono le sofferenze interne apparentemente
inconsolabili".
L'obiettivo finale di questo progetto è quello di ridare una
possibilità in più a questa generazione di adolescenti così
fragili e apparentemente smarriti in una realtà altamente
tecnologizzata ma allo stesso tempo fredda e poco attenta ai
bisogni dei ragazzi.
"La forza e la specificità del trattamento, infatti -
sottolinea Simone Pampanelli, endocrinologo del centro - è il
lavorare in gruppo in quanto esso determina un'azione reciproca
tra gli individui coinvolti, un'interazione delle pluralità e la
formazione di un legame profondo tra chi si trova a vivere la
stessa fragilità emotiva rispetto al corpo e all'alimentazione,
condividere infatti le esperienze con gli altri in gruppo può
essere molto efficace nel contribuire a ridurre sentimenti
profondamente negativi come colpa, vergogna, isolamento,
svalutazione e può portare ad importanti intuizioni sulle
strategie per il recupero". (ANSA).