Il presidente dell'Assemblea
legislativa dell'Umbria, Marco Squarta, Fratelli d'Italia, ha
scritto una lettera a tutti i presidenti dei Consigli regionali
d'Italia affinché la Conferenza nazionale si attivi presso il
Governo per chiedere ristori a tutte le attività commerciali
delle zone arancioni penalizzate dai divieti di spostamento.
"La Conferenza dei Consigli regionali - scrive Squarta - deve
sollecitare immediatamente il Consiglio dei ministri per far
arrivare soldi ai commercianti che, con le disposizioni
governative e i Dpcm che continuano a susseguirsi, hanno
registrato un calo di fatturato spaventoso ed estremamente
preoccupante. L'economia è stata pesantemente danneggiata dalla
pandemia ma anche dalle conseguenti imposizioni. In una piccola
regione come l'Umbria, che conta 92 Comuni distanti tra loro
talvolta perfino poche centinaia di metri, le difficoltà non si
sono potute che amplificare, stante l'impossibilità di
raggiungere il centro abitato immediatamente confinante. In
questo modo a risentirne di più sono stati i commercianti e le
piccole attività che hanno potuto contare in via esclusiva sul
commercio del loro piccolo Paese. Si tratta di una vera e
propria contraddizione considerato che in realtà geograficamente
ben più ampie come le metropoli e le grandi città d'Italia, ben
più popolose, non sono stati previsti limiti negli spostamenti
durante la fase arancione. Auspico un intervento veloce in tal
senso, come avviene per le Regioni che si trovano in zona
rossa".
"Senza questi fondi - sottolinea ancora Squarta - molti
titolari di negozi e attività sono destinati al crac. Purtroppo
molti commercianti non hanno ancora ricevuto i ristori dei mesi
passati che gli erano dovuti, ossigeno per chi è costretto a
sbarcare il lunario fronteggiando ogni giorno le spese con un
numero ristrettissimo di clienti da accogliere. Nelle pagine di
cronaca dei giornali si iniziano a leggere storie di ipoteche
bancarie e di vendita di oggetti personali - conclude il
presidente dell'Assemblea legislativa - per rimandare la
chiusura della saracinesca che senza quei soldi sarebbe
definitiva".
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