"L'arma vincente contro il
carcinoma colonrettale sarà per il futuro lo studio genetico
della malattia e quindi la biologia molecolare che ci permetterà
di classificare i vari sottotipi delle malattie, la cui
classificazione ci darà la possibilità di avere terapie
specifiche": è quanto spiega all'ANSA Marco Coccetta,
responsabile della struttura semplice dipartimentale di
Chirurgia colon-proctologica dell'azienda ospedaliera Santa
Maria di Terni, al termine della due giorni congressuale, che si
è svolta nella città umbra, in cui si è parlato della malattia
con i massimi esperti internazionali.
"Terapie che potranno essere mirate quasi per ogni paziente e
la terapia immunologica, unitamente agli approcci
multidisciplinari, saranno le armi che daranno i risultati
migliori", ha aggiunto Coccetta.
"Durante il congresso - ha detto ancora lo specialista
ternano - è stata fatta anche un'analisi, per quanto riguarda il
trattamento chirurgico, di tutte quelle che sono oggi le
metodiche in uso e anche in questo caso in base al tipo di
malattia verrà utilizzata la metodica più appropriata".
L'appuntamento dal titolo "Il carcinoma colonrettale nell'era
3.0: certezze acquisite ed evoluzioni tecnologiche" -
organizzato dalla struttura guidata da Coccetta - ha visto la
partecipazione di esperti da tutto il mondo, tra cui i
professori John Nichols e Sergio Nahas. Durante la due giorni
sono stati ricordati anche alcuni dati: i tumori del colon
retto, per incidenza, rappresentano la terza neoplasia negli
uomini e la seconda nelle donne. Nel 2022 sono state effettuate
48.100 nuove diagnosi di carcinoma colonrettale (erano 43.702
nel 2020). In due anni l'incremento è stato di quasi 4.400 casi.
"Questi numeri da soli danno già la dimensione del problema",
ha evidenziato Coccetta. L'evento si è avvalso del patrocinio
dell'azienda ospedaliera Santa Maria, della Società italiana di
Chirurgia colonrettale, dell'Ordine dei medici chirurghi e degli
odontoiatri di Terni, della Regione Umbria e del Comune di
Terni.
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