"Ho sempre pensato che se
fosse rimasto anche solo un seme di quanto raccontato a migliaia
di giovani, ne sarebbe valsa la pena": è uno dei messaggi giunti
in occasione della cerimonia per il conferimento della
"Cittadinanza onoraria per la pace" ai sopravvissuti italiani
alla Shoah, organizzata da Comune e Museo della memoria della
diocesi di Assisi, e dall'Unione delle Comunità ebraiche
italiane. Lo ha scritto Agata (Goti) Herskovits, nata nasce a
Berehove in Cecoslovacchia il 29 luglio 1924. Con la famiglia fu
deportata ad Auschwitz, poi a Wilischtahl e quindi al campo di
concentramento di Theresienstadt, dove si trovava al momento
della liberazione.
Edith Steinschreiber, in arte Bruck, nacque a Tiszabercel, un
piccolo villaggio ungherese ai confini della Slovacchia. Nella
primavera del 1944, a 13 anni venne deportata ad Auschwitz e poi
in altri campi e, infine, Bergen-Belsen, dove fu liberata,
insieme alla sorella. Ha scritto, anche, nel suo messaggio,
inviato, come altri sopravvissuti, per non avere potuto
partecipare alla cerimonia ad Assisi: "Se mio marito fosse
ancora con me, sarebbe anche lui orgoglioso di sapermi cittadina
di una città che forse mi avrebbe salvato la vita, come fece per
diversi ebrei nei tempi più bui con fratellanza e umanità
francescana".
E poi, fra gli altri, Virginia e Lea Gattegno, liberate nel
gennaio del '45 con l'abbattimento dei cancelli di Auschwitz da
parte dei russi, o Samuel Modiano, che sopravvisse all'orrore
anche aggrappandosi alle ultime parole del padre: "Tu sei forte
Sami, tu devi farcela". E Liliana Segre, che ha scritto: "Da
oggi Assisi sarà ancora di più la città di noi tutti".
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