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Indagine su forniture carburante, in tre ai domiciliari

Indagine su forniture carburante, in tre ai domiciliari

Imprenditori prodotti petroliferi, sequestri per 1,5 milioni

PERUGIA, 24 febbraio 2021, 12:14

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Arresti domiciliari per tre imprenditori del settore del commercio di prodotti petroliferi per autotrazione, uno dei quali di nazionalità polacca e tutti e tre radicati in Umbria, accusati di una serie di reati tributari, nonché di autoriciclaggio dei proventi derivanti dall'evasione fiscale.
    L'ordinanza, insieme al sequestro preventivo di denaro, di beni mobili e immobili, per un valore totale di circa un milione e mezzo di euro, è stata eseguita dal personale del nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Perugia, su delega della procura della Repubblica del capoluogo umbro.
    I provvedimenti sono scattati a seguito di un autonomo filone investigativo avviato dalle fiamme gialle perugine durante le indagini riguardanti un altro sodalizio, anche questo, secondo la guardia di finanza, operante con analoghe modalità criminali e nello stesso settore, con diramazioni in Italia e all'estero.
    Indagini che nei giorni scorsi hanno portato ad arresti e sequestri per oltre 8 milioni di euro.
    In particolare l'attenzione degli inquirenti si è concentrata su forniture di carburante, a partire dal 2017, da due società, una tunisina ed un'altra con sede alle Seychelles, entrambe segnalate da varie Unità di informazione finanziaria estere per comportamenti sospetti sotto il profilo del possibile riciclaggio dei proventi del contrabbando di petrolio.
    Secondo quanto ricostruito dalla guardia di finanza il combustibile, stoccato in un deposito costiero della città spagnola di Cartagena, veniva acquistato 'cartolarmente' da una società italiana con sede a Roma, rivelatasi - secondo gli inquirenti - un vero e proprio 'missing trader' privo di una struttura organizzativa e patrimoniale e, successivamente, ceduto ad una società 'filtro' localizzata in provincia di Perugia che, a sua volta, lo rivendeva ad altre società fittiziamente interposte, prima di giungere, sempre 'cartolarmente', al destinatario finale, che alimentava una rete di distributori senza logo (le cosiddette pompe bianche) le quali, proprio lucrando sull'Iva sottratta all'erario, praticavano prezzi scontati.
   

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