Anche il pecorino toscano è alle
corde a causa dell'emergenza sanitaria Coronavirus. Il latte
ovino, spiega Cia Toscana, non viene ritirato e i piccoli
caseifici toscani, avendo le celle piene, non possono più
trasformare il prodotto. Inoltre dall'1 aprile i pastori non
hanno più a chi dare il latte: "i contatti telefonici con i
caseifici più grossi hanno dato risposte negative". Per questo
Cia si appella alla Grande distribuzione organizzata perchè
acquisti le produzioni di formaggio pecorino della Toscana e al
Governo, a cui chiede "che nei due bandi aperti da Agea, il 25
marzo, del valore complessivo di 14 milioni di euro per
l'acquisto di Pecorino Dop da destinare alle persone indigenti
attraverso la rete degli enti caritativi, venga acquistato anche
il pecorino toscano ed inseriti i formaggi a pasta fresca, se
davvero si vuole dare un supporto concreto a tutta la filiera".
"E' necessario, anche con questo intervento, sostenere i
caseifici medio-piccoli - sottolinea il presidente di Cia
Toscana, Luca Brunelli - che sono presenti sul territorio e
utilizzano il latte dei tanti pastori in difficoltà".
Caseifici che rappresentano una grande eccellenza per la Toscana
ma che in queste settimane di emergenza sanitaria, hanno perso
la totalità di clientela composta da ristoranti e turisti. Solo
chi è riuscito ad organizzare canali di vendita diretta o a
domicilio, riesce, seppur fra mille difficoltà a sopravvivere.
Ca ricorda anche che il settore del latte ovino in Toscana
"viene da due campagne molto complicate, dopo i gravi problemi
dovuti ad un prezzo del latte sottopagato e con allevamenti
costretti a chiudere. Per questo è necessaria un'accelerazione
delle soluzioni sui tempi di pagamento del latte già
acquistato".
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