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Cento anni di don Milani, Mattarella: 'Mai mettere a tacere qualcuno'

'La scuola sia per tutti, il merito è dare pari opportunità'. Ricordando don Milani il presidente della Repubblica difende la ministra Roccella

"Don Milani diceva "I care" e il suo motto è divenuto universale. Il motto di chi rifiuta l'egoismo e l'indifferenza". Sergio Mattarella ricorda il sacerdote pedagogo, l'insegnante dei più poveri, ed entra nel dibattito sul merito che tanto sta animando la politica di questi mesi, contrapponendo destra a sinistra. Il presidente della Repubblica però parte da lontano ricordando la figura di don Milani e lo fa da Barbiana in Toscana dove aprì una scuola per i giovani del luogo, figli di contadini poveri e con pochi strumenti per emanciparsi.

Ma prima di entrare nel cuore del ragionamento sull'insegnamento si toglie un sassolino e cita sempre don Milani per ricordare quanto sia importante il confronto e quanto sia dannosa la prevaricazione. Con un velocissimo inciso Mattarella ha difeso la ministra Eugenia Roccella alla quale pochi giorni fa è stato impedito di parlare alla presentazione di un libro a Torino: "La scuola di Barbiana durava tutto il giorno. Cercava di infondere la voglia di imparare, la disponibilita' a lavorare insieme agli altri. Cercava di instaurare l'abitudine a osservare le cose del mondo con spirito critico. Senza sottrarsi mai al confronto, senza pretendere di mettere a tacere qualcuno, tanto meno un libro o la sua presentazione. Insomma, invitava a saper discernere". Parole apprezzate ovviamente dalla ministra che ha chiosato: "Spirito critico e libertà di espressione sono valori che i nostri giovani devono imparare a coltivare insieme". 

 

Mattarella: 'Mai mettere a tacere qualcuno, tantomeno un libro'

 

 

 

Il personaggio don Milani non è facile da affrontare e se il presidente ne ha lodato la sua "radicalità che spiazzava l'inerzia" sia ecclesiastica che politica, è gioco facile sovrapporre il suo pensiero al dibattito politico sul merito in corso sin dalla nascita di questo governo che alla denominazione di un ministero, quello dell'Istruzione, ha voluto aggiungere "e del merito".

E allora vediamo qual è la lettura di questa parola per don Milani, ed oggi anche del capo dello Stato: "La scuola è di tutti e per tutti e, in un Paese democratico, non può non avere come sua prima finalità e orizzonte l'eliminazione di ogni discrimine", premette Mattarella. Ma soprattutto non deve allargare il solco esistente tra chi è già avanti come possibilità e chi da sempre indietro, come peraltro è scritto limpidamente nella Costituzione: "Nella sua inimitabile azione di educatore pensava, piuttosto, alla scuola come luogo di promozione e non di selezione sociale.

Una concezione piena di modernità, di gran lunga più avanti di quanti si attardavano in modelli difformi dal dettato costituzionale". Ma non basta, se non fosse abbastanza chiaro aggiunge: "il merito non è l'amplificazione del vantaggio di chi già parte favorito. Merito è dare nuove opportunità a chi non ne ha, perché è giusto e per non far perdere all'Italia talenti; preziosi se trovano la possibilità di esprimersi, come a tutti deve essere garantito". Insomma il cuore dell'essenza stessa dell'istruzione pubblica. Ecco perchè don Milani è stato certamente "urticante" per molti e rischia di esserlo ancora oggi per alcuni: "Fu testimone - riassume il presidente - coerente e scomodo per la comunità civile e per quella religiosa del suo tempo. Battistrada di una cultura che ha combattuto il privilegio e l'emarginazione, che ha inteso la conoscenza non soltanto come diritto di tutti ma anche come strumento per il pieno sviluppo della personalità umana".

Don Milani è quindi il profeta di quel "I care" che oggi ci fa pensare all'America di Obama ma che in realtà avremmo potuto osservare negli anni '50 in un cartello posto all'entrata della scuola di Barbiana. Un "mi interessa l'altro" oggi contrapposto al "non mi interessa" ma poco prima di quell'epoca, cioè il primo dopo-guerra, più efficacemente contrapposto al "me ne frego" del fascismo.

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