(ANSA) - FIRENZE, 09 APR - Sta prevalendo "un modo di
rapportarsi al reale per cui a definirlo è la scelta soggettiva
e la volontà di potenza, al di là del bene e del male. Prolifera
una cultura che fa della mistificazione del reale uno strumento
di presunta libertà". Lo ha detto oggi il cardinale Giuseppe
Betori, arcivescovo di Firenze, durante l'omelia proclamata in
Cattedrale nella domenica di Pasqua.
A causa di questa mistificazione, per Betori "ne vanno di
mezzo realtà come la famiglia, la generazione, l'essere padre,
madre e figlio, la sfera della sessualità in tutti i suoi
aspetti. Né è più onesto il modo con cui si riconosce, o meglio
si misconosce, il lavoro e la sua dignità. O il modo con cui ci
si pone di fronte al reo, disattendendo sistematicamente il suo
recupero umano e sociale. Per non parlare del riconoscimento
della dignità umana di uomini, donne e bambini in fuga da
guerre, fame, situazioni sociali di estrema povertà, lasciati
morire in viaggi della disperazione, senza che si tenti, da
parte della comunità internazionale, di trovare un modello di
cooperazione tra i popoli che sia in grado di coniugare le
aspirazioni dei poveri e le capacità di accoglienza da parte di
chi gode di maggiori risorse. E poi la guerra, tornata a essere
strumento di dominio, per dare corpo con la violenza a progetti
di egemonia e di potere. Come la comunità di Corinto rischiava
di rovinare lasciandosi sedurre da un pensiero che negava di
dover distinguere tra bene e male sulla base di un'oggettiva
verità, così il nostro mondo rischia di distruggersi nel
ribaltamento del rapporto tra verità e libertà".
Per Betori occorre "vivere con sincerità e con verità, cioè
con trasparenza e lealtà, coerenza e rettitudine. Atteggiamenti
non molto facili oggi, in un mondo in cui nascondersi sembra un
imperativo per affermarsi, dal nickname che fa da velo
all'identità per non farsi responsabili di nulla, soprattutto
nello spargere fake news e odio, fino alle scatole cinesi dentro
cui si celano quanti manovrano le leve delle speculazioni
finanziarie o si industriano per inquinare la vita economica,
sociale e politica a proprio vantaggio. Pensiamo solo ai tanti
problemi di chi, proprio in conseguenza di questi atteggiamenti,
resta senza stipendio, con davanti un futuro incerto".
Facendo infine riferimento alla tradizione dello Scoppio del
carro, l'arcivescovo, affermando che bisogno lasciarci
illuminare da Gesù, il "simbolo di questa luce è stato il nostro
carro anche quest'oggi, portando nel cielo di Firenze il fulgore
e la forza di Cristo, della sua Pasqua. L'augurio è che non
resti un simbolo, ma che tutti noi ci trasformiamo nella luce di
una vita nuova, dono per gli altri". (ANSA).