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A Festival Popoli le frontiere in fiamme di Klotz e Perceval

A Festival Popoli le frontiere in fiamme di Klotz e Perceval

Cineasti radicali oltre il docu per tramandare pezzi di storia

FIRENZE, 21 settembre 2021, 12:53

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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'Frontiere in fiamme', prima retrospettiva italiana dedicata a Nicolas Klotz e Elisabeth Perceval sarà tra gli eventi speciali del 62/o Festival dei Popoli, il festival internazionale del film documentario a Firenze dal 20 al 28 novembre. La coppia sarà nel capoluogo toscano per presentare i loro film, incontrare il pubblico e partecipare a tavole rotonde e workshop. Dal titolo "Frontiere in fiamme", l'omaggio curato da Daniela Persico presenterà una selezione di 15 opere, a partire dall'anteprima italiana di Nous disons révolution. Al centro del loro lavoro, spiega il Festival, "c'è la consapevolezza di uno stato di guerra perenne in tempo di pace, il confronto con l'esperienza della violenza sociale, politica, economica, così come i temi dell'ospitalità e dell'integrazione razziale".
    "La questione delle frontiere è centrale per noi - affermano in un comunicato Klotz e Perceval, - . La nostra attuale filmografia, composta da una cinquantina di film, non è né finita né fissa: è un lavoro in corso da tre decenni, una cartografia dei tentativi che stiamo esplorando per filmare il presente e allo stesso tempo fare i conti con la storia che ci ha preceduto e ciò che stiamo lasciando alle prossime generazioni. Il nostro è un cinema 'post-documentario', la cui missione è di rendere visibile ciò che la politica, l'amministrazione burocratica e il potere poliziesco stanno cercando di far scomparire. Si tratta di fare cinema per restaurare la realtà".
    "Portiamo al Festival dei Popoli per la prima volta in Italia l'opera di due cineasti radicali e dalla forte vocazione civile - spiega Alessandro Stellino, direttore artistico - nessun loro film è mai stato distribuito nel nostro Paese. Non si tratta di documentaristi puri, ma di registi che indagano la realtà e il nostro stare al mondo come corpi politici e sociali in una straordinaria varietà di forme, dal documentario alla finzione, passando per l'arte installativa e il teatro filmato, e questo è molto in linea con il nuovo orientamento che stiamo dando al Festival".
   

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