Un documentario su Cinzia
Angiolini, che da oltre 20 anni insieme ad altre donne pastore
alleva e preserva dall'estinzione le pecore zerasche, premiato a
Los Angeles col 'Outstanding achievement award' nella sessione
di giugno dell'Indie short fest. E' 'La Signora di Zeri', per la
regia di un giovane fiorentino, Emilio Pallavicino, 23 anni e
una laurea alla University of the arts of London, al suo
debutto. L'idea, spiega Pallavicino, "è nata da un racconto
scritto da Dante Matelli su Cinzia e questo gruppo di donne che
hanno scelto di vivere e lavorare in mezzo ai boschi di Zeri, in
Lunigiana, tra la Toscana e la Liguria. Ne sono rimasto colpito
e affascinato". Così ha deciso di farne il soggetto del suo
short doc, ispirandosi, racconta, al film documentario su di
un'apicultrice macedone 'Honeyland'. Per una settimana ha
seguito Cinzia, figlia d'arte - suo padre faceva il pastore a
Zeri -, che, poco più che trentenne, a inizio anni 2000, ha
dovuto lasciare il suo lavoro di restauratrice perchè i solventi
l'avevano fatta ammalare. Ed è tornata in montagna per occuparsi
delle pecore zerasche, pregiata razza ovina autoctona diventata
anche un presidio Slow food. Una scelta non semplice, come è
facile immaginare. In 'La Signora di Zeri' Pallavicino racconta,
condensandolo in 25 minuti, un giorno della vita quotidiana di
Cinzia, dalla sua sveglia prima dell'alba, al legame profondo
con le sue pecore che hanno tutte un nome, dai problemi
burocratici alla sua ultima battaglia, che dura da 7 anni, per
la salvaguardia di questa razza di ovini: la difesa delle greggi
dai lupi. A causa del reinserimento di questo animale, le pecore
sono sempre a rischio per gli attacchi e i loro pascoli non
possono più essere 'liberi'. Lo stile del suo documentario,
spiega Emilio Pallavicino, è stato "osservazionale". Ad un primo
montaggio, fatto da solo, artigianalmente, ne è seguito un
secondo affidato all'esperienza di Elisa Cantelli. Il film poi è
arrivato a Los Angeles.
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