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Cinema, 'La signora di Zeri', doc su una donna pastore

Cinema, 'La signora di Zeri', doc su una donna pastore

Premiata a Los Angeles opera debutto giovane regista fiorentino

FIRENZE, 19 agosto 2021, 15:39

Redazione ANSA

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Un documentario su Cinzia Angiolini, che da oltre 20 anni insieme ad altre donne pastore alleva e preserva dall'estinzione le pecore zerasche, premiato a Los Angeles col 'Outstanding achievement award' nella sessione di giugno dell'Indie short fest. E' 'La Signora di Zeri', per la regia di un giovane fiorentino, Emilio Pallavicino, 23 anni e una laurea alla University of the arts of London, al suo debutto. L'idea, spiega Pallavicino, "è nata da un racconto scritto da Dante Matelli su Cinzia e questo gruppo di donne che hanno scelto di vivere e lavorare in mezzo ai boschi di Zeri, in Lunigiana, tra la Toscana e la Liguria. Ne sono rimasto colpito e affascinato". Così ha deciso di farne il soggetto del suo short doc, ispirandosi, racconta, al film documentario su di un'apicultrice macedone 'Honeyland'. Per una settimana ha seguito Cinzia, figlia d'arte - suo padre faceva il pastore a Zeri -, che, poco più che trentenne, a inizio anni 2000, ha dovuto lasciare il suo lavoro di restauratrice perchè i solventi l'avevano fatta ammalare. Ed è tornata in montagna per occuparsi delle pecore zerasche, pregiata razza ovina autoctona diventata anche un presidio Slow food. Una scelta non semplice, come è facile immaginare. In 'La Signora di Zeri' Pallavicino racconta, condensandolo in 25 minuti, un giorno della vita quotidiana di Cinzia, dalla sua sveglia prima dell'alba, al legame profondo con le sue pecore che hanno tutte un nome, dai problemi burocratici alla sua ultima battaglia, che dura da 7 anni, per la salvaguardia di questa razza di ovini: la difesa delle greggi dai lupi. A causa del reinserimento di questo animale, le pecore sono sempre a rischio per gli attacchi e i loro pascoli non possono più essere 'liberi'. Lo stile del suo documentario, spiega Emilio Pallavicino, è stato "osservazionale". Ad un primo montaggio, fatto da solo, artigianalmente, ne è seguito un secondo affidato all'esperienza di Elisa Cantelli. Il film poi è arrivato a Los Angeles.
   

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