L'antico Egitto, quello più
profondo, non è fatto solo di piramidi e ieratici faraoni ma
anche di semi-misteriose popolazioni nomadi che, come i
migranti attuali, premevano alle porte meridionali del regno e
sono state poi inghiottite dalla Storia lasciando però tracce
che permettono di ricostruire parte della loro cultura. Emerge
al Cairo in una conferenza tenuta da una nota archeologa
italiana, Maria Carmela Gatto, sulle più recenti scoperte fatte
in cimiteri e insediamenti di nomadi transitati nell'area di
Assuan durante il Secondo Periodo Intermedio, fra i 1.800 e i
1.500 anni a.C. Si tratta di popolazioni della cultura detta
"della tomba a padella" (pan-grave, in inglese), appellativo
molto prosaico creato alla fine dell'800 da Flinders Petrie,
sulla base delle forme circolari e basse dei tumuli in pietra
che sormontavano le loro tombe. La Gatto è condirettrice insieme
a Antonio Curci del progetto "Aswan-Kom Ombo Archaeological
Project-AKAP" delle Università di Bologna e Yale.
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