Quando il calcio ripartirà, "due
settimane di allenamento per tornare a una forma ottimale
saranno sufficienti", ma attenti anche alle conseguenze
psicosomatiche del lungo periodo di quarantena. All'indomani
dello stop agli allenamenti degli atleti professionisti deciso
dal nuovo decreto della presidenza del consiglio, è Carlo
Tranquilli, ex direttore dell'Istituto medicina sportiva e
medico della Figc, ora presidente dei medici sportivi del Lazio,
a fare il punto su cosa dovrà succedere quando il calcio
ripartirà.
La prima questione è come allenarsi senza rischi. "Quando
questo accadrà, ammesso che possa accadere, prima che il virus
sia completamente scomparso dall'orizzonte, un medico non potrà
permettere a un atleta di tornare in campo senza la certezza che
l'atleta non sia infetto- dice Tranquilli".
La ripresa delle attività comporta soluzioni da trovare, anche
a lungo termine perchè emerge chiaramente che "con la
circolazione del virus bisognerà fare i conti a lungo, anche
dopo la ripresa"; secondo Tranquilli "per gli atleti e gli altri
lavoratori che potrebbero essere costretti a lavorare non
rispettando il distanziamento occorrerà avere a disposizione un
test rapido".
"Gli atleti a casa non si stanno comportando come se fossero in
vacanza, pur essendo sostanzialmente a riposo; devono osservare
un programma di mantenimento con intensità e volume di lavoro
per mantenere un livello sufficiente di performance. Devono
stare attenti a seguire un regime nutrizionale bilanciato e
tarato sul notevole abbassamento del dispendio energetico.
Quando si deciderà la ripresa - specifica Tranquilli -, come ha
di recente rimarcato anche Vincenzo Pincolini, un paio di
settimane saranno più che sufficienti per raggiungere la forma
ottimale".
Ma la forma fisica non è l'unica incognita: "Bisogna invece
porre molta attenzione ai risvolti di questo strano periodo di
riposo sulla sfera psichica - fa notare Tranquilli -
L'alterazione dello stato dell'umore legato alla forzata
segregazione in ogni persona, atleta o non atleta che sia, può
portare a disturbi psicosomatici anche gravi ".
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