Tredicesimo posto insieme
all'Udinese. Quattordicesimo se si guardano gli scontri diretti.
E delusione. Giulini lo ha detto: per il Cagliari si aspettava
non l'Europa, ma almeno una squadra in grado di lottare sino
all'ultimo per quel risultato. Maran ci stava riuscendo ma poi è
crollato. E l'esonero era un chiaro segnale che il presidente
pretendesse di più. Poi il patto con Zenga, tentato dalla
missione quasi impossibile del settimo posto. Missione non
risuscita. E quindi tocca a Eusebio Di Francesco. È la prima
scelta di Giulini e l'interessato sarebbe anche d'accordo a
ripartire dalla Sardegna. Si attende la più classica delle
ufficialità. Ma se il presidente sabato prima della partita con
il Milan si è sbilanciato così tanto, vuol dire che è proprio
fatta e si tratta solo di risolvere le ultime formalità.
Sino alla scorsa stagione Di Francesco era alla guida della
Roma, squadra (potenzialmente) sempre da scudetto o almeno da
Champions. Ma a Cagliari è stato chiamato per ricostruire un po'
il sogno Sassuolo. Con un precedente che di sicuro ha fatto
pensare Giulini. Quattro anni fa Di Francesco ha portato il
Sassuolo al sesto posto e ai preliminari dell'Europa League. Poi
la Roma. E, questa stagione, la Sampdoria: esonerato con la
squadra in piena zona retrocessione.
Di Francesco viene ricordato spesso per il suo 4-3-3. E per il
fatto che tutti si stupirono quando alla Roma il mercato gli
consegnó un trequartista, Pastore, sulla carta poco congeniale
al suo modulo. Ma in realtà Di Francesco ha giocato anche in
altri modi. Ad esempio con il 4-2-3-1 a Roma con Dzeko davanti.
Situazione che forse sarà difficile riproporre in Sardegna. Con
la Samp Di Francesco aveva iniziato con il 4-3-3 ma poi si era
riconvertito al 3-4-1-2 e al 3-5-2, schema più simile a quanto
si è visto a Cagliari con Zenga.
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