"Abbiamo solo due gare in casa, una
con la Scozia e l'altra contro l'Inghilterra, che è una specie
di carro armato bianco e in questo momento è una delle squadre
più inarrivabili del pianeta. È ovvio, quindi, che ce la
dobbiamo giocare con la Scozia, e per batterli dobbiamo essere
abili d adattarci alle fasi più faticose del match e tirare il
classico muro al centro del campo. E da lì non devono passare.
Dobbiamo buttare il cuore oltre l'ostacolo, ma con
intelligenza".
Sabato prossimo all'Olimpico arriva la Scozia, e l'ex capitano
azzurro Massimo Giovanelli spiega dai microfoni Rai di Radio1
come, secondo lui, deve fare l'Italrugby per tornare a vincere
dopo cinque anni di sconfitte, sette se ci riferisce solo ai
match in casa. Quella contro gli Highlanders è quindi
un'occasione da non perdere, "perché la squadra è in crescita e
Franco Smith sta facendo un buon lavoro", ma è un altro il
discorso che sta a cuore a Giovannelli.
"Ogni nazione ha una casa del rugby - spiega -. Per me
bisognerebbe potenziare il Flaminio, portandolo a 35-38 mila
spettatori, costruendo all'interno un museo del Rugby (in realtà
basterebbe spostare quello di Artena n.d.r.) e delle attrattive
per le famiglie tutti i giorni dell'anno. Il Flaminio è al
centro di Roma a due passi da Piazza del Popolo., e la
federazione del futuro deve investire su questo stadio per farne
la propria sede e il proprio emblema". Secondo l'ex capitano
azzurro, che con l'Italia ha preso parte a tre Mondiali,
"l'Olimpico e bellissimo, ma asettico, impersonale: lì arrivi,
giochi e te ne vai. E non c'è la storia che ha il Flaminio: li
abbiamo vinto la nostra prima gara in assoluto nel Sei Nazioni,
quella del 2000 contro la Scozia e quello stadio deve tornare
nostro".
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