E' corsa contro il tempo per mettere a punto il sistema di tracciamento - pilastro della fase 2 dell'emergenza coronavirus in un Regno Unito già pesantemente segnato dai morti - a 10 giorni dalla promessa operatività di un meccanismo capillare che mira a emulare Seul. I ritardi sui risultati dei test, sulla certificazione dell'app per monitorare i contagi in tempo reale e sulla formazione degli operatori incaricati dei controlli sono gli ostacoli che il governo britannico dovrà risolvere nei prossimi giorni, stando alle voci critiche, se vorrà davvero - come annunciato da Boris Johnson - inaugurare una strategia "contact tracing di livello mondiale".
Un programma ambizioso che dovrà garantire, in parallelo con l'alleggerimento delle misure di lockdown, l'accurato monitoraggio su scala nazionale dell'andamento dell'infezione, individuando tempestivamente l'insorgere di nuovi focolai. Il target è quello di ricalcare il modello all'avanguardia del "test and trace" adottato pionieristicamente in Corea del Sud, grazie al contributo decisivo proveniente dal settore tecnologico. Settore che viceversa rischia di rivelarsi per ora un punto di debolezza nel Regno, dove l'applicazione smartphone sviluppata dal sistema sanitario nazionale (Nhs), in prova sulla sola isola di Wight, potrebbe non essere pronto in tutto il Paese (secondo le indiscrezioni trapelate) per inizio giugno. Una lacuna che si va a sommare alle incertezze sulla velocità nel processare i tamponi sospetti, dopo il faticoso successo conseguito dal governo nel portare ben oltre quota 100.000 (record per l'Europa occidentale) i test giornalieri.
Frattanto l'esecutivo, dopo aver reclutato 25mila addetti per il tracciamento dei contatti delle persone risultate positive, sta incontrando difficoltà - logistiche e non solo - anche nella formazione dei previsti giganteschi call centre anti-Covid. Oggi il Times descrive le sessioni di addestramento, che si stano svolgendo giocoforza da remoto, come "caotiche e continuamente interrotte da problemi tecnici". Mentre i responsabili degli ospedali avvertono che il tempo stringe per mettere a punto la macchina: pena il rischio di "conseguenze gravi" del graduale allentamento del lockdown su pazienti, personale sanitario e popolazione in generale.