Questa casa non è un albergo, si dice. Ma quell'albergo sta diventando una casa. O, visto che siamo in mezzo alle Dolomiti, un rifugio. Per ripararsi, sino a tempi migliori, dal coronavirus. Un gesto di generosità dei titolari. Che, dopo, la forzata chiusura del 10 marzo, hanno dovuto licenziare i dipendenti. Ma non se la sono sentita di fargli fare i bagagli per andare via e tornare in posti a rischio o per affrontare un viaggio in traghetto o in aereo pieno di incognite. E allora? Tutti al sicuro, vitto e alloggio gratis in attesa che la situazione migliori. Sta succedendo a Folgarida, in Trentino, all'hotel "Dal Bracconiere".
Non accade dappertutto. Da Berlino a Londra è pieno di ragazzi che, a causa dell'emergenza, perdono il lavoro e finiscono per strada. Senza soldi e disorientati perché non ci sono voli per rientrare in patria. "Dal Bracconiere", no. Dieci ex dipendenti sono rimasti lì e vivono insieme ai titolari questo difficile momento. Ognuno nel suo appartamento, ma a colazione, pranzo e a cena tutti insieme. Sempre nel rispetto delle indicazioni e delle distanze di sicurezza disposte per fronteggiare l'emergenza. Ma al sicuro. "Per me è stato naturale - spiega all'ANSA la titolare Emilia Giorgi - ho sempre considerato i dipendenti parte della mia famiglia. E allora, di fronte a questa emergenza, ho ritenuto giusto, perché per me è normale, far sì che rimanessero qui. Troppe incognite per il ritorno a casa. Meglio aspettare. E qui ci sentiamo al sicuro.
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