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Fontina, sempre più tentativi di imitazione

Da Stati Uniti a Danimarca, ma Dop sancisce autenticità

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Come molti prodotti d’eccellenza, anche la Fontina Dop deve fare i conti con tentativi di imitazione provenienti dall’estero. Nonostante il marchio sia registrato in oltre 80 Paesi del mondo, negli ultimi anni il Consorzio produttori e tutela della Dop ha segnalato ben quattro presunte frodi. Formaggi che nel nome richiamano la Fontina, senza averne le caratteristiche qualitative. Le segnalazioni riguardano produzioni realizzate tra Stati Uniti e Canada ma l’ultimo caso, denunciato nell’ottobre del 2017, arriva dalla Danimarca. E’ dal 1995 che la Fontina, insieme ad altri sei formaggi italiani, può contare sulla Denominazione di origine protetta (Dop) conferita dall’Unione europea. Riconoscimento che sancisce come la sua produzione debba avvenire esclusivamente in Valle d’Aosta. Il Consorzio è nato nel 1957: vigila sulla produzione e sul commercio del Fontina e provvede alla marchiatura, nel rispetto del disciplinare di produzione. Durante il suo primo anno di attività sono state 75 mila le forme marchiate, dieci anni dopo sono raddoppiate, per toccare quota 300 mila alla fine degli anni ‘80. La prima citazione della Fontina risalirebbe al Medioevo, nella Summa Lacticinorum del medico vercellese Pantaleone di Confienza, datata 1477. E’ invece del 1887 la prima classificazione, con ‘Le Fontine di Val d’Aosta’ nell’annuario della Stazione Sperimentale del caseificio di Lodi. La seconda avviene negli anni ‘30 e ’40, ad opera del ministero dell’Agricoltura e foreste, ad anticipare il Dpr del 1955 che ne riconosce la Denominazione di origine controllata. Due anni dopo Giulio Angelo Negri, ne ‘Il casaro valdostano’, restituisce una prima sistemazione organica della ricerca sino ad allora svolta.

In collaborazione con:
Regione Valle d'Aosta

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