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Il 'Giro' e le Dolomiti, Belluno aspetta le grandi salite

Ancora una volta 'corsa rosa' si deciderà su montagne venete

Aosta ANSAcom

È già iniziato il conto alla rovescia per l'arrivo della carovana rosa del Giro d'Italia tra le Dolomiti. I paesi sono pronti ad accogliere ciclisti e appassionati ed anche quest'anno, come molte altre volte in passato, il Giro si deciderà sulle Dolomiti Bellunesi. In particolare sulle Vette Feltrine. Il tappone dolomitico di oltre 5000 metri di dislivello è in programma l'1 giugno prossimo. Si partirà da Feltre per terminare a Croce d'Aune attraverso le salite di Cima Campo, Passo Manghen, Passo Rolle e la salita finale di Croce d'Aune-Monte Avena. I ciclisti percorreranno il percorso storico della Gran Fondo Sportful.
Non è la prima volta che la Corsa Rosa si decide in questa provincia. La storia inizia nel 1937, con il primo attraversamento della provincia di Belluno, precisamente il 26 maggio 1937, nella tappa Vittorio Veneto - Merano. Dominata dalla leggenda del ciclismo di quell'epopea, Gino, anzi "Ginettaccio", Bartali. Ma fu il 1940 a vedete l'esordio del territorio bellunese, con un arrivo e una partenza di tappa a Pieve di Cadore. Cinque giorni prima che Benito Mussolini annunciasse da Palazzo Venezia a Roma l'entrata in guerra dell'Italia, sulle Dolomiti Bellunesi si cominciava invece a scrivere la storia del Giro d'Italia. Qui infatti iniziò l'amicizia-rivalità tra Fausto Coppi e Gino Bartali, in quell'anno ancora entrambi con la maglia della Legnano. Sui tornanti del Falzarego Coppi andò in crisi e venne aiutato da un Bartali molto attardato in classifica, generale per via di alcune cadute precedenti. Sei anni più tardi l'Airone restituì il favore a Ginettaccio. E nel 1949 Dino Buzzati, un insigne bellunese, commentando il Giro d'Italia paragonò i due ad Achille ed Ettore di omeriana memoria, dopo che l'anno prima a Cortina d'Ampezzo, Fiorenzo Magni, il 'Leone delle Fiandre', aveva piazzato la sua zampata sulla corsa rosa. Ma il Giro ha regalato in provincia di Belluno altre gesta eroiche. Dal Campione silenzioso Franco Balmamion fino ad una tappa da leggenda, la Cavalcata dei Monti Pallidi del 1962 , che fece ritirare appena finito il Passo Staulanza il grande Charly Gaul. E ancora la tappa del 1964 in cui la spuntò un giovane Mugnaini sui ben più blasonati Anquetil e Taccone, in un Croce d'Aune infernale che vide oltre 300 forature, fino a giungere a un Eddy Merckx che confermò il soprannome di Cannibale nel 1968 sulle rampe delle Tre Cime di Lavaredo. Le Dolomiti Bellunesi sono un libro di storia del Giro d'Italia ed hanno accompagnato anche i gesti tecnici da leggenda di "Cuore Matto" Bitossi, che doveva fermarsi per far diminuire le palpitazioni cardiache mentre era in fuga sul Pordoi, e di Felice Gimondi che nella tappa di Falcade non riuscì a vincere il Giro. Le pagine di storia comprendono anche altri ciclisti scalatori e non, come Moser e Saronni, Bugno e Chiappucci. Difficile dimenticare le lacrime di Fignon sul Giau, così come le ali di folla sul rettilineo prima dei tornanti del Fedaia, quando Marco Pantani scattò prima di Capanna Bill. In epoca più recente, l'impresa la fce Vincenzo Nibali, che sfidò pioggia neve e ghiaccio per salire nell'Olimpo delle Tre Cime di Lavaredo.

In collaborazione con:
Regione Valle d'Aosta

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