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Cdp lancia la prima scuola italiana per manager del turismo

Palermo, riempito un buco. Obiettivo, un corso di laurea ad hoc

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La Cassa depositi e prestiti lancia la 'Scuola italiana di Ospitalità'. "Riempiamo un buco", esordisce l'amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo, presentando la novità, visto che finora non c'era mai stata nel Paese una scuola che formasse professionisti del turismo. Adesso Cdp prova a rimediare lanciando un progetto che mira a introdurre una laurea per manager dell'ospitalità. La sede non poteva che essere a Venezia, dove Cassa sta portando avanti la riqualifica dell'ex Ospedale al Mare. Oltre ad alberghi di lusso tra "massimo due anni" troveranno spazio anche aule per "studenti che vengono da tutto il mondo", spiegano da Th Resorst, la catena alberghiera partecipata da Cdp.

Intanto però si comincerà con corsi per il personale già esperto. Si parte il prossimo anno. Ed è allo studio anche il format del master, come proseguimento della triennale o come 'cappello' universitario per quanti, ad esempio chef e maitre, hanno già maturato un curriculum. L'Italia così proverà a sfidare la patria dell'hotellerie, la Svizzera, che già ha una ventina di queste scuole, alcune delle quali sono eccellenze internazionali.

Con la 'Scuola italiana di Ospitalità', come è stata battezzata, "vogliamo rispondere alle esigenze del mercato per rafforzare le competenze in campo tecnologico, unendole al tocco italiano per l'accoglienza", sottolinea Palermo. Si comincia da "zero", ammette l'ad. Ma anche da una certezza: servono competenze affinate per mettere mano a un settore, quello del turismo, complesso e in trasformazione, che da un lato rappresenta "un volano di sviluppo importate e, dall'altro lato, un'area in cui sono necessari importanti investimenti". La scuola è una prima assoluta, una novità che però vuole avere un raggio di azione a 360 gradi, guardando ad "turismo di terra ma anche di acqua", legato alle crociere, viene rimarcato. Sarà, precisa Palermo, "una struttura aperta. Stiamo parlando con varie istituzioni universitarie a cui poter appoggiare il corso di laurea". La lingua madre è l'inglese e il concetto guida sta nell'integrare lezioni classiche con la pratica sul campo. L'obiettivo è dare slancio a un comparto che poggia su un potenziale riconosciuto da tutti, ovvero il patrimonio monumentale e paesaggistico italiano. "Abbiamo 33 mila alberghi ma il 95-98% sono aziende familiari, che fanno pure cose bellissime ma non c'è prospettiva", dice il presidente di Th Resorts, Graziano Debellini. La scommessa sta dunque nel trasformare la filiera in un'industria, che consenta al Paese di essere competitivo e allo stesso tempo di non perde il marchio Made in Italy.

Alla presentazione della scuola ha partecipato anche la sottosegretaria alla Cultura e al Turismo, Lorenza Bonaccorsi, evidenziando come l'Italia debba agganciare le opportunità di un settore previsto "in crescita nei prossimi anni, a livello mondiale, per una serie di fattori, che vanno dalla riduzione dei mezzi di trasporto e il rafforzamento della classe emergenze in Paesi come la Cina". E per cogliere il momento "non si può fare a meno della formazione e dell'alta professionalità", sottolinea nel suo intervento il presidente dell'Enit (l'Agenzia nazionale del Turismo, Giorgio Palmucci.

Il lancio della scuola è stata anche l'occasione per l'illustrazione di una ricerca congiunta Cdp-Th Resorts. Dallo studio emerge come, spiega il responsabile ricerca e Studi di Cdp, Gianfranco Di Vaio, "il turismo rappresenti un asset straordinario per l'Italia, il 13,2% del Pil con il 15% degli occupati. Siamo i primi in Europa per numero di alberghi (33 mila) e numero di stanze (1milione). Al primo posto per siti Unesco, assieme alla Cina con 55 siti. Bisogna però recuperare competitività. L'Italia è infatti all'ottavo posto per indicatori di competitività turistica e al 41esimo posto per quanto riguarda l'information technology. Inoltre, dice, "la dimensione media degli alberghi è relativamente bassa, 33 stanze per albergo, ci sono poche catene (solo il 5% degli alberghi) e poche camere nel segmento luxury (solo 3%). Per colmare questo gap serve agire su tre fronti: l'innovazione tecnologica, di business e l'innovazione in ambito di sostenibilità". E di certo con una laurea ad hoc in ospitalità sarebbe un po' più facile.

In collaborazione con:
CASSA DEPOSITI E PRESTITI

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