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Carige mostra il pizzo "filo" della moda a Genova nel '500

Esposizione in occasione di Invito a Palazzo e dei Rolli days

GENOVA ANSAcom

Dame, gentiluomini e uomini d'arme, abiti sontuosi e armature ornate di pizzo. E' proprio il pizzo, genovese ma non solo, che fa da 'filo' conduttore alla mostra 'Il filo del lusso nel Secolo dei genovesi', organizzata da Banca Carige in occasione della XVIII edizione di 'Invito a Palazzo', la manifestazione dell'Abi che per un giorno, il primo sabato di ottobre, apre al pubblico le sedi delle banche e i loro patrimoni artistici. Il pizzo è protagonista infatti nei ritratti, opera dei maggiori pittori liguri del Seicento e del Settecento, come Bernardo Strozzi, Luciano Borzone, il Mulinaretto e Domenico Parodi, che raccontano come si vestivano a Genova uomini e donne delle famiglie aristocratiche, e anche nei documenti ritrovati all'Archivio di Stato. "Un pizzo applicato ad un vestito poteva arrivare anche a quadruplicarne il valore" sottolinea Michela Cucicea, cultrice e studiosa della storia del pizzo e del ricamo che ha collaborato con la storica Anna Orlando, esperta del Seicento genovese, curatrice della mostra, e sta realizzando una tovaglia di pizzo, alta 5 metri, per una chiesa cittadina, che continuerà a lavorare davanti ai visitatori. "Dopo aver fatto una ricerca di archivio importante stiamo cercando di dimostrare che il pizzo genovese, seppure meno promosso rispetto ad altre manifatture straniere dell'epoca, in realtà nasce prima a Genova, che precede sia dal punto di vista cronologico che in alcuni casi anche della qualità, sia Venezia sia le Fiandre" spiega Anna Orlando raccontando una prima assoluta.

Nella mostra, che resterà aperta anche per i Rolli Days nel weekend del 12 e 13 ottobre, larghi colletti di pizzo adornano i vestiti dei gentiluomini così come le armature. Ma il racconto è anche quello delle acconciature e i vestiti, la moda che cambia a Genova al passaggio dall'influenza della cattolicissima Spagna, con gli austeri abiti neri a quella della Francia. "Ma ci sono anche le leggi suntuarie che per un periodo impongono alle donne di non sfoggiare vestiti colorati dentro le mura - spiega Orlando - ed è la ragione per cui moltissime donne le vediamo vestire di nero, colore elegantissimo e colore del rigore. Ma quando escono dalle mura e vanno in villa e possono fare quello che vogliono, i quadri che raccontano dame con abiti coloratissimi. Senza contare che il fatto che non sfoggiassero sete colorate e gioielli nelle strade di Genova non vuol dire che non li avessero: ci sono inventari che elencano pezzi straordinari, indossati e acquistati per investimento". Dai vestiti agli accessori, oltre ad esemplari diversi di pizzo, nei saloni della Carige saranno esposti anche accessori come la "moretta", la maschera tonda rivestita di velluto nero che nascondeva il viso delle dame, serviva per proteggere il viso dal sole ma era anche arma di seduzione delle nobildonne di trecento anni fa. Una moda così lussuosa da meritare la "censura" di un cancelliere della Repubblica che nel 1536 scriveva "Così tanto lusso, tante delizie, tanta dissolutezza ed eccesso prosperano a Genova, da sembrare che il piacere abbia qui le sue sedi, qui la dimora, qui il regno".

In collaborazione con:
BANCA CARIGE

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