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Un esecutivo di 40enni, il più giovane della Repubblica

Un esecutivo di 40enni, il più giovane della Repubblica

Un terzo le donne, prevale il sud, rinasce 'Consiglio di gabinetto'

ROMA, 04 settembre 2019, 21:16

di Michela Suglia

ANSACheck

Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA
Giuseppe Conte - RIPRODUZIONE RISERVATA

Un record l'ha già battuto: con una media di 47 anni la squadra di Giuseppe Conte, alla sua seconda chance da premier, è la più giovane della storia repubblicana.

Più junior pure del governo Renzi, a quota 47 anni come anagrafe media dei ministri. E ancor di più del governo gialloverde, che si fermò a 50. Come un anno fa, è Luigi Di Maio ad abbassare la media con i suoi 33 anni, allora in due ministeri oggi alla Farnesina. Lo seguono Fabiana Dadone di 35 anni, ministro della Pubblica amministrazione e Giuseppe Provenzano che ne ha 37 e la delega al sud. Per il resto il Conte due è un esecutivo di quarantenni (sono 10 su 21) che debutteranno a Palazzo Chigi con 14 uomini e 7 donne, cioè un terzo del totale e due in più rispetto a quelle che giurarono al Quirinale nel 2018. Oltre 400 giorni dopo, cambia l'alleato di maggioranza (il Pd al posto della Lega) e cambia pure la natura del governo: si tratta di una formazione di politici con la titolare del Viminale, Luciana Lamorgese, unico ministro 'tecnico'. Nel governo M5s-Lega gli 'indipendenti' invece erano tre e tutti con ministeri di peso (Paolo Savona, Enzo Moavero Milanesi e Giovanni Tria). Nei rapporti di forza qualcosa cambia: nell'esecutivo tenuto insieme dal contratto, i leghisti erano 6 e 8 quelli del M5s e l'equilibrio non cambiò nemmeno dopo l'addio di Savona che passò alla guida della Consob, sostituito da Lorenzo Fontana della Lega, a sua volta sostituito da Alessandra Locatelli dello stesso partito.

Oggi il Movimento di Di Maio conta 10 ministeri, i Democratici ne hanno 9 e se si aggiunge Leu con Roberto Speranza al timone della Sanità, si arriva al pareggio. Sull'età, gli under 40 sono tre come l'anno scorso ma si è abbassato il picco dei senior: allora era Savona, che con i suoi 81 anni e 7 mesi resta il ministro più anziano della Repubblica. Adesso è il ministro dell'Interno, che tra una settimana festeggerà 66 anni. A lei che subentra a Matteo Salvini, spetta un'altra 'chicca': è l'unica della squadra a non avere un profilo Twitter né Facebook. Cambia rispetto all'ultimo governo, pure la geografia: è il sud a prevalere con 11 ministri nati in regioni meridionali, contro i 6 lombardi che erano i più numerosi dei 18 ministri precedenti. Ora in testa c'è la Campania con 4 uomini (Di Maio, Vincenzo Spadafora, Enzo Amendola, Sergio Costa), seguita da 3 siciliani. Da Potenza vengono due ministri (Lamorgese e Speranza) mentre la Puglia del premier è rappresentata da Francesco Boccia e Teresa Bellanova.

In un governo che ha tanto puntato e discusso sui capi delegazioni dei due principali partiti e in vista di una loro maggior forza - sono Dario Franceschini per il Pd e Di Maio per i 5S - chissà che non rinasca una 'creatura' da prima Repubblica, com'è stato il Consiglio di gabinetto. Negli anni '80 era formato dai capi delegazione e dal presidente del Consiglio (il ricordo si perde nell'ultimo governo Andreotti) per dare una prima valutazione delle misure più importanti di un governo. Quasi la fotocopia dei due vicepremier del primo governo Conte. Infine, spulciando tra i curricula dei nuovi ministri, 4 su 21 non hanno una laurea in tasca (Di Maio, passato da ingegneria a giurisprudenza prima di farsi risucchiare dal Movimento; Vincenzo Spadafora; Enzo Amendola e Nunzia Catalfo, entrambi diplomati al liceo scientifico). Tra i mestieri, invece, spopolano gli avvocati e i professori universitari, in tutto sette. Per il resto, si spazia tra un ingegnere (Stefano Patuanelli) e una manager (Paola De Micheli), una sindacalista (Teresa Bellanova) e una selezionatrice di personale (Nunzia Catalfo, considerata la 'madre' del reddito di cittadinanza). Il più eclettico resta Luigi Di Maio passato da webmaster a giornalista sportivo, da steward al San Paolo a manovale nell'azienda di famiglia.
   

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