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di Cecilia Ferrara, Angela Gennaro e Carmela Giudice
ANSA MagazineaMag #150
Indagine sulla RU486 distribuita fuori dagli ospedali

Pillola abortiva? Non nei consultori

L'aborto farmacologico in Italia è possibile solo dal 2009, dal 2020 la precedura può essere effettuata anche in regime ambulatoriale e nei consultori familiari, ma oggi questo accade solo in due Regioni 



La legge 194 sull'interruzione volontaria di gravidanza "non si tocca", continua a ripetere la ministra della Famiglia Eugenia Roccella, fiera anti-abortista. D'altro canto la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ripetuto più volte questo stesso concetto. A rendere complicato l'accesso all'aborto in Italia, però, non è la minaccia di un cambiamento della norma in un prossimo futuro: è invece la sua mancata applicazione da sempre. L'Italia ha un cronico problema di obiezione di coscienza di ginecologi e anestesisti: secondo l'ultima relazione ministeriale sulla 194, si rifiuta di praticare aborti il 69% dei ginecologi e il 47% degli anestesisti. E l'accesso all'aborto farmacologico, possibile entro le 9 settimane di gestazione, di conseguenza non è affatto semplice.

"L'aborto farmacologico rappresenta l'arretratezza di questo Paese"


Solo in due Regioni la RU486 viene distribuita nei consultori

Dal 2020 con le nuove linee di indirizzo, emanate dall'allora ministro Roberto Speranza, l'aborto farmacologico viene consentito fino alla nona settimana anche in regime ambulatoriale e nei consultori familiari. Ma oggi sono solo due le regioni che distribuiscono la RU486 nei consultori (e solo in alcuni): il Lazio e l'Emilia Romagna. Nella prima regione la pillola abortiva viene distribuita sperimentalmente in 6 consultori tra  Roma e provincia, in Emilia Romagna per ora solo a Parma, presto anche a Modena, Carpi, Ravenna e Cattolica, ma solo entro la settima settimana e con entrambe le pillole prese in ambulatorio o consultorio. Il riferimento alla settimana non è peregrino perché una donna si accorge di essere incinta mediamente 5 settimane dall'ultima mestruazione, il protocollo della 194 prevede una settimana di riflessione dopo la richiesta di interruzione: il tempo è evidentemente molto limitato. Nonostante le difficoltà, la diffusione dell'aborto farmacologico è aumentata notevolmente tra il 2020 e il 2021, nell'anno del Covid: tra le regioni che hanno inviato all'ANSA i dati dell'IVG del 2021 si nota un deciso aumento dell'utilizzo dell'aborto farmacologico, con punte del 71,5% della Provincia Autonoma di Trento. 


I giovani chiedono contraccettivi gratuiti

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''Il problema non è il costo'', o invece lo è?

 

'Il problema non è il costo, e' la distribuzione della pillola'': così rispondeva l'ex presidente della Camera, Laura Boldrini, il 28 settembre ad una studentessa che le diceva di andarsene dalla manifestazione per l'aborto libero e gratuito. ''Non e' un problema per chi se la può pagare! Per i giovani, per chi i soldi non ce li ha e vive nelle case popolari il problema c'è, solo che a voi non interessa'', replicava la giovane in un video diventato virale che ha riportato l'attenzione su una legge italiana, vecchia quanto la 194 e che prevedeva proprio la pillola gratuita. Si tratta della 405 che nel 1975 ha istituito i consultori familiari. La contraccezione gratuita riguarda giovani, con limiti di età variabile, donne in difficoltà economiche, per un periodo di tempo limitato, dopo un parto o dopo un aborto. La situazione però è molto complessa.


Il 28 settembre alcune ragazze allontanano l'ex presidente della Camera Boldrini da una manifestazione per il diritto all'aborto


La contraccezione dovrebbe essere gratis per legge, ma lo è solo in 5 regioni

Nei mesi scorsi Potere al popolo ha portato avanti un'inchiesta sulla contraccezione gratuita a Roma, arrivando alla conclusione che quella legge non viene di fatto applicata, racconta all'ANSA Giulia Calò di Potere al popolo e OSA, Opposizione studentesca d'alternativa. È proprio lei la 17enne, che assieme all'amica Valeria, aveva contestato a Roma la deputata dem Laura Boldrini. L'accusa al Pd era di aver reso costosa la pillola contraccettiva. Il riferimento è a quanto accaduto nel 2016, durante il governo di Matteo Renzi, quando al ministero della Salute c'era Beatrice Lorenzin, con la decisione di far passare dalla fascia A (mutuabili) a quella C (a pagamento) i contraccettivi. Decisione che, però, spiega Anna Pompili, ginecologa dell'associazione AMiCA, era stata presa dall'Agenzia italiana del farmaco. "E comunque la gratuità non era legata alla contraccezione", spiega precisa. 
Attualmente le regioni che permettono ad alcune categorie di accedere alla concezione gratuita tramite i consultori sono solo queste: Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Puglia, assieme alla Provincia autonoma di Trento. Nel Lazio la norma è in via di definizione, mentre ci sono alcune regioni come Piemonte, Liguria e Veneto dove sono state approvate piani sociosanitari per implementare la legge 405/75 anche nella parte della contraccezione, ma non sono state mai applicate.

 


La legge 405 garantirebbe la contraccezione gratuita, ma non viene (quasi) mai applicata