I rincari in generale osservati per
il mercato degli affitti appaiono in controtendenza con i
ribassi registrati dalle compravendite. Lo studio non ha come
oggetto lo cause delle divergenza. Ma non mancano delle ipotesi:
"queste potrebbero essere indotte da una minore attrattività o
accessibilità della proprietà immobiliare nell'attuale fase
ciclica, soprattutto in alcune fasce della popolazione: secondo
l'Indagine sui bilanci delle famiglie italiane l'incidenza di
affittuari tra le coorti più giovani mostra un graduale rialzo,
da circa il 31% nel 2006 al 37% nel 2016". Non solo. I canoni di
affitto, spiega l'economista della Banca d'Italia, "potrebbero
poi risentire della recente diffusione dei cosiddetti affitti
brevi, che possono comportare una riduzione dell'offerta nel
mercato della locazione di lungo periodo".
Nell'ultimo anno, inoltre, si rileva anche una maggiore
vivacità del mercato delle locazioni, nel senso che "il numero
di case uscite dal mercato, che potenzialmente rappresentano
locazioni effettive, è sceso nel 2016 e poi è risalito nel
2018". Anno in cui "il tempo medio necessario ad affittare
un'abitazione era pari a 71 giorni, in graduale riduzione dai 79
giorni del 2016".
Nel recente paper, che fa parte dell'ultima serie pubblicata,
intitolato 'Il mercato degli affitti nelle città italiane:
un'analisi basata sugli annunci online', si ricorda come siano
stati trattati dati pescando da un campione di circa 370 mila
offerte, visibili tra il primo gennaio del 2016 e il 31 dicembre
del 2018. Annunci poi ripuliti dai casi di "duplicati". Si
precisa inoltre che l'universo considerato si limita al
residenziale, in particolare: appartamenti, attici, case
unifamiliari e bifamiliari, loft e open space.
Quanto alla questione del divario tra il prezzo richiesto dal
proprietario, che compare sugli annunci, e quello poi
concretamente pagato, concordato, la ricerca sottolinea come
l'andamento dei canoni richiesti rispecchi "molto fedelmente"
quello dei canoni effettivi.
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