(ANSA) - ROMA, 03 GIU - Solo una impresa su 5 conosce le
misure di incentivazione e sostegno a lei dedicate e, quando le
conosce, solitamente e' grazie all'operato di consulenti privati
a causa dell'insufficiente digitalizzazione soprattutto delle
aziende più piccole. Sono le risultanze di una indagine a
campione presentata dal segretario generale di Unioncamere,
Giuseppe Tripoli, alla Commissione Industria e Agricoltura del
Senato, in occasione di una audizione sul Disegno di legge
Incentivi.
Secondo l'Ocse, ha ricordato Tripoli, "Ogni euro concesso alle
imprese in forma di incentivo fiscale per la ricerca e
l'innovazione determina un incremento medio degli investimenti
da parte delle aziende di 1,4 euro. Questo significa che gli
incentivi servono alle imprese, soprattutto alle micro e piccole
dove l'effetto moltiplicatore è più elevato rispetto alle taglie
maggiori di azienda".
In Italia, però, viviamo un cortocircuito, come mostra una
indagine di Unioncamere su 33mila realtà produttive. "solo una
impresa su 5 - ha spiegato Tripoli - conosce le misure di
incentivazione e sostegno a lei dedicate e, quando le conosce, è
soprattutto grazie all'operato di consulenti e, in misura
decisamente minore, causa l'insufficiente digitalizzazione
soprattutto delle aziende più piccole, attraverso i siti e i
portali della pubblica amministrazione".
Per superare questo gap, ha concluso il segretario generale di
Unioncamere, "sarebbe allora fondamentale introdurre tre
obblighi per ogni nuovo bando reso disponibile: informativo, per
accompagnare ogni misura con un'azione capillare sui territori
che consenta di raggiungere soprattutto le imprese di minore
dimensione; di assistenza, per far superare gli ostacoli
burocratici connessi alle richieste di incentivazione; di
monitoraggio delle misure, per capirne l'impatto sulle imprese e
tarare le azioni sulla base delle necessità espresse".
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