Nella transizione energetica "le
politiche europee sinora hanno seguito logiche squisitamente
ideologiche" ma "non si può pensare di marginalizzare tecnologie
che oggi assicurano la copertura del fabbisogno energetico e il
nostro benessere". Così il presidente dell'Unem (Unione energie
per la mobilità), Claudio Spinaci, all'assemblea annuale
osservando che "il dibattito (e, cosa ancor più grave, le
decisioni delle Istituzioni europee) sul 'Fit for 55' pur
proponendo obiettivi condivisibili, ci lega mani e piedi a
un'unica tecnologia, quella elettrica, quando ci sarebbero
alternative già disponibili, tra cui biocarburanti e più in
generale i low carbon fuel (Lcf)". I prezzi delle commodity
energetiche hanno raggiunto, già nell'ultima parte del 2021,
"livelli allarmanti" e "alla base di questi repentini aumenti,
gli squilibri preesistenti tra la domanda e l'offerta di energia
che hanno rivelato tutte le fragilità della politica energetica
dell'Europa che si è scoperta incapace di garantire
approvvigionamenti sicuri e competitivi". L'Unem stima che la
fattura energetica nel 2022 "esploderà", raggiungendo un record
storico a 90 miliardi di euro, in uno scenario a determinate
condizioni (tra le quali assenza di recessione, petrolio a 100
dollari, fattori climatici normali), quasi il doppio di quella
dello scorso anno (46,5 miliardi) e dei picchi del 2011-2012 che
erano oltre i 60 miliardi.
Anche per il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo
Giorgetti "il futuro non è solo elettrico" e nell'evidenziare
che "sono a rischio il 30% delle imprese della componentistica e
circa 70.000 addetti diretti", il ministro ritiene "fondamentale
intervenire per rendere la regolamentazione europea sostenibile
anche dal punto di vista industriale e sociale" e auspica lo
sviluppo di "tecnologie alternative europee", "anche a fronte
dei nuovi equilibri geopolitici in cui possiamo avere voce in
capitolo soltanto se viaggiamo veramente uniti".
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