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'Inventare i libri' di Alessandro Barbero

'Inventare i libri' di Alessandro Barbero

L'avventura di Filippo e Lucantonio Giunti

ROMA, 22 gennaio 2022, 13:53

Mauretta Capuano

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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ALESSANDRO BARBERO, INVENTARE I LIBRI (GIUNTI, PP 528, EURO 20,00). L'avventura di Filippo e Lucantonio Giunti, i due "ragazzi di periferia" che sarebbero diventati i pionieri dell'editoria moderna, diventa un appassionante viaggio nel mondo in cui sono nati i libri come ancora li leggiamo nel saggio di Alessandro Barbero, 'Inventare i libri', pubblicato da Giunti nella collana I Fondamenti.
    Dei due fratelli, fondatori di due tra le prime e più innovative imprese editoriali della storia: Filippo a Firenze e Lucantonio a Venezia, Barbero ricostruisce il percorso, la dinastia a cui danno vita, la rivoluzione di cui sono protagonisti, colmando le lacune che finora hanno accompagnato la loro storia. Filippo apprende la tecnica della fusione dei caratteri mobili alla bottega di un grande artista come il Pollaiuolo. E Lucantonio pubblica il primo libro, 'L'Imitazione di Cristo', tuttora presente nel catalogo Giunti, nel 1489, sei anni prima che Aldo Manuzio, che diventerà il rivale e rappresenterà la concorrenza, dia avvio alla sua attività. All'epoca Lucantonio ha 32 anni, non pochi allora, e "forse non sa ancora che con questa novità il suo destino sta per cambiare radicalmente" racconta Barbero.
    Attribuita in quegli anni a Jean Gerson, cancelliere dell'Università di Parigi, mentre oggi si tende a ritenere più verosimile l'attribuzione al monaco tedesco Thomas à Kempis, o Thomas von Kempen, 'L'Imitazione di Cristo', spiega Barbero, "è stata definita 'un successo editoriale a livello europeo", e pare che sia il libro più stampato dopo la Bibbia. Anche se l'opera fu composta all'inizio del Quattrocento, poco prima, cioè, dell'invenzione di Gutenberg, sono arrivati fino a noi qualcosa come 800 manoscritti anteriori alla fine del secolo, un ordine di grandezza di autentico bestseller, e i primi stampatori non se lo fecero sfuggire". In 'Inventare i libri' anche 'Il caso Machiavelli. 1530-1537' con gli strascichi e le polemiche per l'edizione de 'Discorsi sopra la prima decade di Tito Livio' del Machiavelli fra lo stampatore romano Antonio Blado, che aveva battuto la concorrenza sul tempo, e Bernardo Giunti. Entrambi "pretendevano di aver utilizzato manoscritti autografi dell'opera".
    Nati in una modestissima famiglia di pannaiuoli, Filippo e Lucantonio erano cresciuti in un mondo dove i "cartolai" erano iscritti all'Arte degli Speziali perché si occupavano di "carte di papiro, o pecorine, libri di carte bambagine o di capretto", ma avevano intuito le formidabili potenzialità della nuova arte della stampa e diventarono tipografi, editori e intraprendenti commercianti di libri tra la Serenissima, Firenze, la Francia e la Spagna.
    "All'inizio del Cinquecento l'attività procede a tutto vapore, i torchi gemono e innumerevoli risme di carta vengono trasformate ogni mese in libri stampati… 'I Giunti' sono una realtà, un marchio di qualità a cui non si può rinunciare" racconta lo storico e scrittore.
    Entriamo così nell'avventura della fusione dei caratteri mobili, della scelta dei primi bestseller, della creazione di una vasta rete commerciale per diffondere i libri e dell'invenzione di un nuovo mercato fatto di carta e di idee. Nel 1485, ser Bernardo Machiavelli annota nel suo libro di ricordi di aver comprato "da Filippo di Giunta, librario del popolo di Santa Lucia d'Ognisanti" due volumi, uno di diritto e uno di storia: su quest'ultimo, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, possiamo tuttora leggere le annotazioni di suo figlio, Niccolò Machiavelli. Quattro anni dopo, a stipulare il contratto di affitto della nuova bottega del "librario" Filippo Giunti è il notaio Piero da Vinci, padre di Leonardo.
    Con la storia della formidabile intuizione e impresa dei "due ragazzi di periferia", dove non mancano anche litigi e processi con la concorrenza, i soci ma anche con i familiari, Barbero ci restituisce l'affresco di un'epoca straordinaria. Anni in cui, nonostante guerre e pestilenze, i più grandi artisti del Rinascimento hanno dato vita a opere immortali e i libri stampati hanno salvato dall'oblio i classici greci e latini e soprattutto in cui sono state poste le fondamenta del mondo che conosciamo.
   

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