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David Diop, i miei 'Fratelli d'anima'

David Diop, i miei 'Fratelli d'anima'

Parla il vincitore del Premio Strega Europeo

ROMA, 22 maggio 2019, 10:02

Mauretta Capuano

ANSACheck

La copertina del libro di David Diop 'Fratelli d 'Italia ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro di David Diop  'Fratelli d 'Italia ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro di David Diop 'Fratelli d 'Italia ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

DAVID DIOP, FRATELLI D'ANIMA (NERI POZZA, PP 128, EURO 16,00) L'idea di scrivere 'Fratelli d'anima' (Neri Pozza) è venuta a David Diop, vincitore del Premio Strega Europeo 2019, leggendo le lettere scritte dai francesi al fronte durante la prima guerra mondiale. "Lettere molto emozionanti, che mi hanno colpito: spesso, quando le famiglie le ricevevano, loro erano già morti. Erano stati troppo tempo nella terra di nessuno. Mi sono chiesto allora se ci fossero delle lettere dei fucilatori senegalesi che esprimevano altrettanta intimità con la guerra. Ne ho trovate, ma sono lettere impersonali, amministrative , contabili. E così ho immaginato di scrivere io una lettera fittizia scegliendo come personaggio un contadino che non parlava francese. Ho scelto di essere il primo traduttore dei suoi pensieri" racconta all'ANSA David Diop, che è nato a Parigi, è cresciuto in Senegal e vive a Pau, vicino a Bordeaux e con questo libro ha già vinto il 'Prix Goncourt des Lyceens 2018'.

"Sono molto felice di vincere il Premio Strega Europeo perché il primo editore con cui ho firmato la pubblicazione all'estero e' Neri Pozza e sono tradotto in 12 lingue. E per me è importante perché posso far vedere che la storia d'Europa e dell'Africa sono legate le une alle altre da tanto tempo. I premi letterari in generale permettono a un romanzo, anche se tratta in maniera fittizia un lembo della storia, di far entrare molti lettori europei in momenti della storia che non conoscono. Una delle virtù della letteratura è quella di emozionare il lettore. Le cose a cui si fa riferimento possono essere approfondite in maniera oggettiva dopo" dice Diop.

Fratelli d'anima è dunque "il primo racconto dei pensieri intimi del protagonista che a poco a poco perde la ragione. Ho restituito le emozioni che ho provato" spiega Diop che racconta come sul fronte occidentale, nelle trincee francesi, tra i soldati bianchi ci fossero pure i fucilieri senegalesi.

"La prima guerra mondiale è stato il primo momento in cui tanti migranti sono stati chiamati dall'Europa a combattere, almeno 300 mila combattenti venivano dal'Africa. E' stata la prima grande ondata di migranti africani venuti in Europa, dall'Africa del Nord e da quella sub sahariana. Poi, nel '70-73 quando l'Europa ha avuto bisogno di operai, ha di nuovo chiamato l'Africa. La situazione attuale è molto triste. Ho sentito dire a un giornalista che il Mediterraneo è un cimitero marino, ma in un cimitero ci sono le tombe e ci si può raccogliere intorno mentre nel mare sono tutti anonimi. Dare un nome a un morto in questo caso non è più possibile. Durante la prima guerra mondiale c'è stato un numero incalcolabile di soldati africani, europei, tedeschi, francesi, italiani che sono morti senza sepoltura. Sono i dispersi, divorati dalla terra così come questi migranti sono divorati dal mare. I migranti di oggi sono morti per una guerra che non ha nome" dice lo scrittore.

Diop ha cercato in Fratelli d'Italia di restituire l'emozione che ha provato leggendo "queste lettere che sono vere, lettere di poilus, come venivano chiamati i soldati francesi nella prima guerra mondiale ,che non potevano sbarbarsi. Ho fatto delle ricerche storiche sui tiratori e ho letto tutti i testi senza prendere appunti, perché venisse alla luce in un secondo tempo quello che mi aveva emozionato. C'e' una sorta di trasversalità dell'emozione che ho cercato di mantenere nel mio scritto". E da qui ha voluto inventare un personaggio con una certa individualità e sensibilità particolare. Sono voluto andare oltre i pregiudizi e le apparenze per lasciar trasparire una personalità". La difficoltà è proprio questa: "Nella storia dell'impero coloniale francese, ma forse vale anche per altri Paesi europei, si è voluta classificare l'etnia africana senza interessarsi alla sensibilità dell'individuo e a quella che era la loro civiltà e il loro apporto specifico".

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