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'La ragazza d'autunno', donne in guerra

'La ragazza d'autunno', donne in guerra

In sala il film russo di Balagov in corsa per gli Oscar

ROMA, 08 gennaio 2020, 11:00

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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(di Francesco Gallo) Colori sgargianti, freddo, miseria e una guerra appena alle spalle che ha lasciato su tutti le sue ferite. All'interno di questi contrasti vive 'La ragazza d'autunno', war drama diretto dal giovane Kantemir Balagov, allievo di Sokurov, in corsa per la Russia agli Oscar per il miglior film in lingua straniera. In sala dal 9 gennaio con Movies Inspired, il film ha come titolo originale 'Dylda', "spilungona", ovvero il soprannome della protagonista, Iya (Viktoria Miroshnichenko), una giovane goffa piena di impacci, capelli rossi e momenti di improvvisa catatonia, ovvero black out mentali che la rendono assente con gli occhi fissi nel vuoto. Siamo a Leningrado, nel 1945, la guerra è appena finita, ma il feroce assedio nazista vive ancora nelle menti e nei corpi dei pochi sopravvissuti. È il caso appunto di Iya che presta servizio come infermiera in un ospedale pieno di soldati di guerra mutilati o gravemente feriti. Insieme a lei c'è la sua amica del cuore, Masha (Vasilisa Perelygina), con la quale ha condiviso il fronte in fanteria. Quest'ultima, di corporatura minuta, ma anche troppo svelta e manipolatrice, ha affidato alla 'spilungona' il suo bambino, Pashka. Ma ora suo figlio è scomparso e proprio su questo fatto ruota la storia morbosa tra queste due donne. Masha desidera infatti a tutti i costi un altro figlio ("voglio sentire la vita dentro di me" dice all'amica), ma pretende che lo porti in grembo una reticente Iya perché lei ha ormai perso la capacità di generare a causa di una grave ferita al ventre.
    Filologicamente perfetto, freddo quanto colorato, La ragazza d'autunno, pieno di sbalzi emotivi, è insomma un piccolo capolavoro a firma di un regista non ancora trentenne, già autore di 'Tesnota'. Così, non a caso, a parte la candidatura agli Oscar, dove è entrato nella shortlist. Il film è stato premiato a Cannes per la regia a Un Certain Regard e ha poi vinto, sempre sulla Croisette, il Premio Fipresci, mentre al Torino Film Festival ha ottenuto il premio per l'interpretazione femminile, andato alla protagonista, Viktoria Miroshnichenko.
    "I miei personaggi - spiega il regista - sono straziati da una guerra spaventosa, come la città in cui vivono, una città che ha resistito sfidando il più grande assedio della storia moderna. Menomati dalle ferite psicologiche inferte dalla guerra, avranno bisogno di tempo per tornare alle consuetudini di una vita normale". "La seconda guerra mondiale - continua Balagov - è stata quella che ha visto la più massiccia partecipazione delle donne. E così mi sono posto questa domanda: cosa succede a una persona che la natura ha concepito per procreare dopo essere sopravvissuta alle prove della guerra?". Il film è ispirato a 'La guerra non ha un volto di donna' del premio Nobel Svetlana Alexievich, ci tiene ancora a dire il regista: "Devo ammettere che Alexievich mi ha spalancato un mondo. Mi sono reso conto di sapere ben poco della guerra e del ruolo delle donne, cosa che mi ha condotto poi a un altro pensiero: che cosa potrebbe succedere a una donna dopo la fine della guerra nel momento in cui la sua mente e la sua natura hanno subito un cambiamento radicale? Particolare importanza per me - conclude - ha avuto poi Leningrado dove volevo mostrare le conseguenze della guerra attraverso i volti della gente, i loro occhi, i loro corpi e non solo attraverso edifici abbandonati e distrutti".
   

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