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Cinema: Menocchio, ostinato mugnaio eretico del '500

Cinema: Menocchio, ostinato mugnaio eretico del '500

In sala dall'8 novembre il film di Fasulo già a Locarno e Annecy

ROMA, 07 novembre 2018, 13:45

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Le atmosfere sono buie, solo luce di candela per la gran parte del film, e questo per raccontare un ostinato mugnaio eretico del 500 in Friuli di nome Menocchio, proprio come il nome del film di Alberto Fasulo, già passato a Locarno e al Festival di Annecy (Grand Prix du Jury), e ora in sala con World Sale dall'8 novembre. A interpretare Menocchio la straordinaria faccia di Marcello Martini, già guardiano delle dighe del disastro del Vajont e vicesindaco di Claut, piccolo comune del Friuli, proprio nella valle di origine di Menocchio. Chi era mai Domenico Scandella, detto Menocchio? Una specie di leggenda, ovvero un mugnaio friulano, processato e giustiziato per eresia dall'Inquisizione vicenda, tra l'altro, resa nota dallo storico Carlo Ginzburg nel saggio 'Il formaggio e i vermi.
    Il cosmo di un mugnaio del '500'(edito da Einaudi). Siamo alla fine del 1500 e la Chiesa Cattolica Romana, minacciata dal luteranesimo e dalla Riforma Protestante, è più che mai attenta al controllo delle coscienze. E questo anche attraverso il confessionale che diventa un luogo di spia e indagine delle anime. Menocchio è solo un vecchio ostinato mugnaio autodidatta (sa leggere e scrivere) che vive in un piccolo villaggio sperduto fra i monti del Friuli con moglie e figli. Un uomo che, anche ispirato dalla natura, ha le sue idee: non crede che la Madonna abbia partorito per virtù dello spirito santo, né della natura divina di Gesù e vorrebbe, infine, una Chiesa povera, francescana. Per la Chiesa Menocchio è comunque un eretico da processare e condannare, come in realtà accadrà dopo un lungo processo. Nel film, che ricorda le atmosfere di Dreyer ed Olmi, una fotografia scarna ad opera dello stesso regista, musica quasi assente e tutti attori non professionisti dalle incredibili facce.
    "Non volevo fare un film storico, ma narrativo - dice oggi alla Casa del Cinema di Roma il regista di 'Rumore bianco' e 'Genitori' - e confrontarmi con la statura morale di questo personaggio ancora molto importante nel mio territorio dove sono tornato a vivere". E ancora Fasulo: "Non volevo neppure fare un film ispirato al libro e utilizzare invece gli atti del processo nella prospettiva di portare avanti un lavoro sulla quotidianità".
    Arrivano in conferenza stampa, infine, commozione e lacrime da parte di Marcello Martini, credibile protagonista del film: "Quando Alberto Fasulo mi ha raccontato la storia del film ho trovato subito affinità con la mia gente, ma ho pensato poi che è come se lui mi avesse dato una mazza per buttare giù una montagna. Comunque - dice Martini -, da parte mia non mi sono risparmiato in nulla andando a pescare, per interpretare Menocchio, direttamente nella mia vita".
   

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