(di Erika Petromilli)
"Ho voluto raccontare e spiegare
quelle immagini del 1991. Le immagini che si hanno dell'Albania
sono di barconi, persone disperate, però ogni disperazione
sgorga da qualcosa, ha una motivazione e io volevo raccontarla
perché sono fiero delle mie radici, del sangue che ho. Volevo
raccontare che cosa porta gli esseri umani a fare cose che in
condizioni normali nessuno farebbe. C'è molta forza in questo
romanzo e una parte di questa forza è fatta di speranza,
un'altra di disperazione". A raccontare il suo libro 'Domani e
per sempre', edito da La Nave di Teseo, è Ermal Meta, ospite
oggi del Salone Internazionale del Libro di Torino.
Sul ruolo che, anche in momenti drammatici può avere la
cultura, Ermal Meta ammonisce sul fatto che "è fondamentale non
solo nei momenti difficili. Non bisognerebbe usarla come
salvagente quando il mare è in tempesta, ma come vascello
principale per navigare, bisognerebbe trattare meglio la
cultura". E sul suo futuro e la possibilità di dedicarsi ad
altri romanzi rivela di voler "continuare a scrivere libri. È
una cosa che mi piace molto. Ma se non avrò qualcosa di urgente,
di importante dentro di me da dire non scriverò - conclude -,
perché non voglio 'vendere' il mio nome, attraverso il mio
percorso musicale mettere un bollo sopra a qualcosa di diverso,
non faccio cose in cui non credo e ci tengo che quello che
faccio abbia un valore. E questo romanzo per me ha un valore".
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