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Il ritorno di Tony Hadley

Il ritorno di Tony Hadley

Presentato a Milano l'album solista "Talking to the moon"

MILANO, 18 maggio 2019, 10:36

Salvatore Garbillo

ANSACheck

Tony Hadley - RIPRODUZIONE RISERVATA

Tony Hadley - RIPRODUZIONE RISERVATA
Tony Hadley - RIPRODUZIONE RISERVATA

"Mr. Hadley, cosa resta degli anni Ottanta?". Lui risponde senza esitazione: "Me". In sala tutti ridono, ma sanno che dietro quella battuta c'è una verità. Tony Hadley non è solo un reduce, il ruolo di stella cadente del pop del passato gli sta stretto e così tenta di raccontare un altro pezzetto della sua vita in un disco molto lontano dalle classifiche, di certo privo di malizia pur mantenendo intatti i toni melodici e seducenti che tutti conosciamo. Forse "Talking to the moon" (Moonstone Records / Self Distribuzione) è semplicemente un disco onesto.
"Ci pensavo da tempo, non ho dato troppo peso ai generi musicali - racconta all'anteprima milanese organizzata da Eataly, cui seguirà un tour in diverse città italiane - A volte bisogna fare il disco che si vuole, nient'altro". E lo ha fatto scegliendo bene i suoi compagni di viaggio: Toby Gad (collaboratore, tra gli altri, di John Legend, Ricky Martin, Beyoncé ma anche Marco Mengoni), Peter Cox e Richard Drummie dei "Go West" e Mick Lister, con cui ha firmato "What Am I", la canzone più personale del disco e quella che infatti lo chiude.
Un testo che parla della separazione dagli Spandau ma che può essere facilmente allargato alla globale categoria dei rimpianti. "Non credo ai rimpianti, l'importante è mantenere a fuoco la propria dignità. Per il resto - continua Hadley, che tiene a precisare che indossa giacca e scarpe italiane - tutti sbagliamo, io ho un lungo elenco di errori nella vita privata e professionale". Eppure il pubblico gli è rimasto fedele. Certo, prima riempiva gli stadi di mezzo mondo con gli Spandau Ballet e ora presenta il suo album solista accanto al banco frigo del pesce e ai provoloni in offerta, ma non c'è nulla di penoso in tutto ciò. La sua voce, che probabilmente è migliorata negli anni, riesce a trasformare in teatro anche un centro commerciale (e in effetti una volta lì c'era lo storico "Smeraldo"). Il pubblico attende il suo showcase con gli occhi sorridenti, gli dimostra un affetto che non è solo nostalgia. E' composto quasi completamente da over 40, i ragazzi che lui ha cresciuto quando contendeva a Simon Le Bon il primato nei cuori. Ma non mancano i più giovani, che appena inizia a cantare "Gold" e "True" gli vanno dietro come fosse Fedez. Non conosceranno tutta la sua discografia e probabilmente non avranno ascoltato tutti i brani di "Through the Barricades" ma i singoli di successo sono arrivati anche a loro. E ciò introduce un tema che Hadley, 59 anni tra due settimane e una figlia di 12 che lo tiene aggiornato sulle nuove uscite, conosce bene. "Ai miei tempi si ascoltava tutto il disco, che fosse David Bowie o gli AC/DC, seguivi il filo della tracklist. - commenta senza polemica - Ora la generazione Spotify salta da un pezzo all'altro senza avere l'idea della complessità di un lavoro. Forse si amano meno gli artisti ma più la musica".
   

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