In tempi dominati dalla paura del
contagio, la presentazione della nuova collezione di haute
couture da Christian Dior, non è una sfilata ma diventa un
film-fiaba, intitolato Le Mythe Dior, diretto da Matteo Garrone,
emblematico regista italiano che ha firmato Pinocchio. Il film è
online sul sito della maison. Ambientato tra boschi incantati,
laghi abitati da sirene albine, fauni e statue femminili che si
animano come per magia, appena vengono mostrati loro i piccoli
capolavori di abiti di alta moda che le mani operose delle sarte
di Dior hanno confezionato in miniatura, facendoli arrivare alle
muse e ninfee del bosco fatato, in un baule che evoca la sede
storica dell'atelier in Avenue Montaigne, portato a spalla da
due giovani in divisa da addetti ai bagagli da grande albergo.
Inutile dire che ognuna di queste figure femminili fiabesche
sceglie di indossare un abito-capolavoro, tutti in tessuti
lavorati con mille plessè, drappeggi, fitti ricami, assemblati
in complesse costruzioni che miracolosamente svolazzano nel
segno della leggerezza.
Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica delle collezioni
donna di Dior ritorna, in quel periodo bloccato, appena passato,
e di cui viviamo ancora le risonanze, a guardare il surrealismo.
Lo fa attraverso il lavoro di Lee Miller, Leonora Carrington,
Dora Maar, Jacqueline Lamba, Dorothea Tanning. Artiste capaci di
superare il ruolo di musa a cui la loro bellezza le aveva
confinate inizialmente, e di mettere in scena con la loro vita e
la loro opera una femminilità altra. Un omaggio al Théâtre de la
mode, un evento unico del 1945 promosso in Francia. Un viaggio
immaginato da Maria Grazia Chiuri tradotto in 37 abiti.
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