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Amelia Rosselli, voce potente a 90 anni dalla nascita

Torna Serie Ospedaliera, la rievoca Paris e un libro immaginario

Amelia Rosselli, la magica e misteriosa poetessa del Novecento, che ha combattuto e dato voce alla sua solitudine "popolata di spettri" torna a parlarci. "Io sono una che /sperimenta con la vita e non può lasciare nessun/ rivale toccargli il cuore, le membra insaziabili./ Io sono una che lascia volentieri la gloria agli /altri ma si rammarica d'esser trattenuta dagli /infelici nodi della sua gola" scriveva nel panegirico della libertà 'La Libellula'. La sua opera poetica, raccolta nei Meridiani Mondadori, e la sua vita sono protagoniste di una vera e propria riscoperta, destinata a crescere, a novant'anni dalla nascita, il 28 marzo del 1930 a Parigi.

Renzo Paris, grande amico della poetessa, la rievoca cercando la sua vita nei suoi versi fino a farne una cosa sola nel libro 'Miss Rosselli' (Neri Pozza). Ma c'è anche chi, senza averla conosciuta, ne fa un ritratto immaginario come la giovane bolognese Alice Zanotti , 35 anni, nel suo libro d'esordio 'Tutti gli appuntamenti mancati', che doveva uscire il 25 marzo per Bompiani ma è stato rinviato per la pandemia in corso. Ed è atteso il 16 aprile, ma potrebbe slittare, il ritorno in libreria per Garzanti di 'Serie Ospedaliera', a cura di Emmanuela Tandello a cui si deve anche la traduzione e cura della raccolta poetica in inglese 'Sleep'. 'Serie ospedaliera', che nella sua prima edizione nel 1969 per il Saggiatore, era uscito in un formato molto grande, con i testi presentati nei caratteri tipografici della macchina per scrivere, come richiesto dall'autrice, si situa tra 'Variazioni belliche' e 'Documento', le sue principali raccolte poetiche. Il primo a riconoscere il talento poetico della Rosselli, cugina di Alberto Moravia, è stato Pier Paolo Pasolini che nel 1963 ha fatto pubblicare su 'Il Menabo' ventiquattro sue poesie più tardi incluse in 'Variazioni belliche' che segna il suo esordio poetico. Figlia dell'esule antifascista Carlo Rosselli, assassinato dai cagoulards con il fratello Nello a Bagnoles-de-l'Orne, in bassa Normandia, nel 1937, e di Marion Catherine Cave, di origini irlandesi, la Rosselli si è sentita perseguitata tutta la vita. Era convinta di essere spiata dalla Cia, che volessero avvelenarla. Poteva spaventare questa sua lotta con le onde elettromagnetiche dei satelliti, ma con gli amici sapeva essere protettiva, chiamava la sua malattia "morbo di Parkinson", fino al suicidio lanciandosi dal balconcino della mansarda tutta legno e libri di via del Corallo, a Roma, l'11 febbraio del 1996, lo stesso giorno di una poetessa che lei amava moltissimo, Sylvia Plath.

"Sembravano eterne quelle ventisette coltellate fasciste che il povero corpo di suo padre aveva ricevuto" racconta Paris in 'Miss Rosselli' e ricorda l'andirivieni nelle cliniche, gli elettroshock, le cure con grandi psicanalisti come Bernhard e l'assidua consultazione dei Ching. Ma Paris ci porta anche nei luoghi della poetessa, al numero 79 di Rue Nôtre Dames des Champs dove Amelia, che da piccola veniva chiamata Melina, è nata nei giorni dell'esilio parigino, e ci fa rivivere la traversata verso l'America a bordo di una nave mercantile con la famiglia e i cugini, durante l'occupazione nazista in Europa.

Suonatrice di violino e organo, la musica per questa gigantesca poetessa è venuta prima della poesia e ha influenzato i suoi versi, dove la metapoesia diventa ipnotica, e il suo naturale trilinguismo. Ha partecipato agli incontri del Gruppo '63 ma non ne ha mai fatto veramente parte, l'avanguardia sta "a cavalcioni sulle mie spalle e ride e sputa come una vecchia fattucchiera" diceva ne La Libellula. In italiano la Rosselli ha cominciato a scrivere dopo la morte, nel 1953, di Rocco Scotellaro, il poeta, sindacalista e amico-amore lucano che aveva conosciuto a Venezia. "Rocco vestito di perla/come il grigiore dei colli vicino al tuo paese/mostrami la via che conduce/non so dove" scriveva in 'Primi scritti' pubblicato da Guanda nel 1980. Prezioso e raro il suo testo in prosa 'Diario ottuso' in cui diceva: "Perché non capire la vita da sola? Perché non forzare la vita a capirsi? Perché non ebbe modo di capire la vita?". Tra le voci più potenti del Novecento, la Rosselli, che aveva lo stesso nome della nonna, Amelia Pincherle Rosselli, scrittrice di commedie in dialetto veneziano e suo grande punto di riferimento, ha vissuto in un'epoca di "giganti della poesia", come ricorda Paris nel suo libro, che è andata perduta, ma potrebbe rinascere.

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