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ANSA/Libro del giorno: Pignatelli, Gosto positivamente buono

ANSA/Libro del giorno: Pignatelli, Gosto positivamente buono

scrittrice torna al suo mondo toscano, proposto a Premio Strega

ROMA, 28 marzo 2023, 09:35

Redazione ANSA

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Paolo Petroni ANNA LUISA PIGNATELLI, ''IL CAMPO DI GOSTO'' (FAZI, pp. 222 - 17,50 euro). Anna Luisa Pignatelli torna a narrarci la sua toscana, la vita in un borgo, il rapporto difficile, anche aspro, tra il protagonista e gli altri abitanti, ma questa volta il suo Agostino Neri detto Gosto, più che far pensare alle anime desolate di Tozzi, ci pare un vero povero cristo evangelico, ''un uomo positivamente buono'' come l'idiota di Dostoevskij, del resto citato sin dall'inizio come la prima lettura, casualmente in vendita dal giornalaio del suo pase, Montici, del protagonista studente della medie, cui il professor Papini aveva inculcato curiosità per la cultura.
    E' per questo suo amore per i libri, che lo rende diverso e meno malleabile, che il padre, un minatore, lo aveva soprannominato Storto e lui, a quella definizione, in fondo ci è affezionato se la ricorda spesso e persino a una camicia che gli chiede quale nome debba metter all'ordine gli propone quello, tra provocazione e nostalgia, prima di darle il suo.
    Il racconto si apre il primo giorno da pensionato di Gosto dopo una vita come autista di un camioncino per le consegne di una grande azienda agricola. E l'atmosfera qui è sì cupamente tozziana: ''Steso sul materasso, gli parve di essere entrato nel tunnel silenzioso che si apre davanti a chi, terminata la vita attiva, ha per meta solo la morte'' e gli vengono in mente il Casini e il Cisterni che a suo tempo si erano uno appeso a una trave, l'altro buttato in un pozzo. Ma è solo un momento costruito a contrasto col carattere e l'amore per la vita di Gosto che invece segnano tutto il resto del racconto.
    Come un Cristo che fa del bene, che è sempre disponibile verso gli altri, pur patendo le prese in giro, le critiche e le maldicenze dei compaesani di Castelnuovo, dove abita da quando si era sposato, e le prepotenze del signorotto locale, il Terzi, ricco e arrogante industriale del mobile da tutti temuto e riverito, Gosto nutre fiducia profonda nel prossimo ''così come la convinzione che chiunque fosse in grado di distinguere il bene dal male gli aveva permesso, nel corso dell'esistenza, di sentirsi meno solo''. Non a caso nel suo podere pianterà quelle piante simboliche che sono gli ulivi.
    Non sarà così in questi suoi ultimi anni perché la vita non fa che continuare a creargli delusioni facendone quasi un vinto , se non fosse che lui non si arrende mai, non perde la fiducia nonostante, dopo che l'ha lasciato la moglie Zelia, che la sua amata Ombretta è anche lei andata via, e così Iris e Silvana con cui le cose sono sempre sospese, ci sia la delusione per la figlia Mirella, che vive al di sopra delle proprie possibilità col marito e si ritrova con la casa messa all'asta per debiti.
    Così vorrebbe il padre vendesse il suo piccolo podere, l'amato Focaia, inaspettata eredità e ora suo ultimo rifugio, rimesso in piedi con le sue mani.
    Tra il Terzi che gli è sempre contro, spalleggiato dal suo fido Magini, con angherie grandi e piccole, come quando gli sequestra uno dei tre bei porcini appena colti, e i coetanei che lo dileggiano (''Perché dovrebbe mettersi a far strullate con noi, lui è un signore''), ecco che il suo cuore si apre come sempre per l'amicizia col giovane meccanico Nuccio e soprattutto la comparsa della giovane e bella Stella, in cui si illude di rivedere una promessa d'amore, ma che subisce le molestie di Terzi e Magini. E proprio Stella, non lei direttamente ma per la malvagità degli uomini, sarà il dolore ultimo, dopo un'inutile lotta in nome del bene e della giustizia.
    Il tutto, con un procedere piano, narrato in modo potremmo dire arioso con la lingua, pulita, asciutta, questa sì toscana anche nell'atmosfera che crea e poco dostoevskiana, con qualche eco o parola dialettale, della Pignatelli, autrice nel 2016 di un più inquietante romanzo e dalla misura quasi perfetta, ''Ruggine'' (vincitore del Premio Lugnano). Ora ''Il campo di Gosto'', presentato da Alessandro Masi, è stato proposto al Premio Strega.
   

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