di Marzia Apice
LAURA CALOSSO, MA LA SABBIA NON
RITORNA (Società Editrice Milanese, pp.240, euro 18). A volte
tornare indietro è l'unico modo per andare avanti, soprattutto
se in gioco c'è l'accettazione di sé e l'elaborazione del
proprio dolore, ma anche se, partendo da una storia solo
apparentemente privata, si prova ad affrontare un problema che
riguarda la collettività. È un romanzo modulato su sentimento e
lucidità e molto ben scritto "Ma la sabbia non ritorna" di Laura
Calosso, nelle librerie con SEM dal 14 gennaio. Nel libro
l'autrice percorre sapientemente due binari diversi,
mescolandoli in modo efficace: da un lato la narrazione di una
vicenda che tocca sentimenti importanti come l'amore, la paura,
il dolore, le voragini dell'anima nate in seno a una famiglia
"sbagliata" e arida; dall'altro l'inchiesta giornalistica sulle
"mafie della sabbia", tema attuale legato alla criminalità ma
anche al fragile equilibrio (forse già irrimediabilmente
compromesso) del nostro pianeta. Al centro del romanzo c'è
Elena, giornalista freelance dal passato familiare difficile,
che forse per reazione al dolore provato nel suo percorso di
crescita, per lavoro si occupa di inchieste complesse e spinose.
L'ultima che la vede impegnata riguarda appunto il mercato
internazionale della sabbia, materiale con cui la sua famiglia
ha avuto sempre a che fare. Nella sua indagine, svolta sul campo
(dal delta del Mekong agli Stati Uniti, dagli Emirati Arabi al
Sud Est Asiatico), Elena ha portato alla luce dettagli,
implicazioni e conseguenze di un traffico illegale condotto
senza sosta da decenni: l'estrazione della sabbia ha avuto negli
ultimi decenni un incremento esponenziale con danni gravissimi
per l'ambiente, anche perché l'impiego di questo materiale è
molto ampio, dalla costruzione di palazzi e isole artificiali
all'uso industriale fino al fracking (l'estrazione di
idrocarburi attraverso la creazione di fratture negli strati
rocciosi più profondi "sparando" a forte pressione nel terreno
notevoli quantità di acqua mista a sabbia e ghiaia). La
questione però riguarda Elena anche da vicino: suo padre, un
uomo gretto e violento, è diventato infatti ricco con il
commercio della sabbia, una attività che di fatto lo ha presto
trasformato in un criminale. Inoltre suo fratello Luigi,
amatissimo compagno di giochi, è morto a soli 4 anni in
circostanze misteriose legate proprio alla sabbia e al lavoro
del padre: per Elena un ricordo straziante, che è anche una mai
sopita voglia di verità su come effettivamente si sia svolta la
tragedia. "Prima che si trasformi in un lungo silenzio pieno di
sospetti, la sua ingenuità la protegge dall'orrore. Vede ciò che
vede, ma per lei non è niente. Prima che le notti diventino buio
senza fine, prima che la povertà della sua famiglia si trasformi
in ricchezza indecente, prima che le spiagge spariscano sotto a
tonnellate di cemento armato e che il suo mondo di bambina si
riempia di cose brutte, ci sono Elena e Luigi, suo fratello,
abbracciati sotto la pioggia in un pomeriggio di primavera", si
legge in un passo del romanzo.
Elena, divenuta donna, conduce una vita "contro": contro le
ingiustizie ma anche contro se stessa. Non riesce infatti più a
fare i conti col proprio passato, che resta avvolto in quella
sabbia che respirava da bambina nella casa vicina alla cava dove
lavorava suo padre. Neppure l'amore sembra poterla salvare,
perché troppo grandi sono i macigni che la opprimono, troppo
autodistruttivo il rapporto con la propria vita.
In un continuo alternarsi tra passato e presente, l'autrice
costruisce un romanzo denso, appassionante. Con la sensibilità e
l'acume di una scrittrice dotata di grande maturità, Calosso
dosa bene ogni elemento maneggiando con cura il registro
linguistico e spinge il lettore ad addentrarsi ancora di più in
una storia che fa riflettere.
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