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Libro di successo di De Cataldo, poi film di culto e serie

ROMA, 01 novembre 2022, 17:43

(di Elisabetta Stefanelli)

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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''Abbiamo trasformato dei banditi in eroi? Dico di no, definitivamente, abbiamo solo raccontato un pezzetto di storia''. Giusto vent'anni fa, era il 31 ottobre del 2002, usciva nelle librerie italiane un libro che sarebbe stato destinato a cambiare le regole del gioco e non solo nella letteratura: Romando Criminale. L'autore, Giancarlo De Cataldo, aveva letto 50 mila pagine di atti processuali per raccontare in quelle 600 pagine le gesta della Banda della Magliana a dieci anni esatti dalla conclusione dei fatti a cui si ispirava il libro. ''Il mio maestro Ugo Pirro mi aveva insegnato il principio dello stravolgimento della storia e così pensai che i cattivi, quelli sempre nello sfondo dei film western, potevano diventare protagonisti. Quando il libro fu sottoposto all'Einaudi 21 anni fa - ha raccontato De Cataldo in un incontro alla Casa del Cinema di Roma dedicato alla ricorrenza - c'era un comitato di fucilatori ad attenderlo con una domanda in testa...'ma come la casa editrice di Calvino si è ridotta a pubblicare gialli?''. Poi fu pubblicato e poi letto da Riccardo Tozzi che ne volle fare un film (''quello che ho amato di più nella vita'', dice oggi Tozzi) e Michele Placido (''non ho letto tutto il libro io leggo poco'', ma mi venne facile'', spiega il regista) si prese l'incarico di portare sul grande schermo quelle pagine lanciando una generazione di attori sublimi nei loro personaggi archetipici. Poi venne anche la serie. ''De Cataldo, che è il nostro Ellroy italiano solo che è più simpatico - ha detto Giorgio Gosetti, direttore della Casa del cinema che fu il primo a premiarlo al Noir in festival - ha preso il genere, ci è andato dentro ed ha utilizzato la realtà per lavorarci in profondità. Un pò come aveva fatto Francesco Rosi ne Le mani sulla città, è la stessa operazione. Si è costruito un romanzo corale''. Un testo che ha segnato un punto di rottura dal punto di vista della narrazione (''quando un libro che diventa un classico ti fa guadagnare un sacco di soldi è il massimo'', ha sottolineato l'editore che lo scoprì Paolo Repetti per Stile libero di Einaudi), poi divenne un film con la regia di Placido che ha lanciato metà degli attori del cinema di oggi con Pierfrancesco Favino (il Libanese), Kim Rossi Stuart (il Freddo), Claudio Santamaria (Dandi), Riccardo Scamarcio (il Nero), Stefano Accorsi (il Commissario) e una vera "fucina" di talenti del miglior cinema italiano di oggi: da Jasmine Trinca a Anna Mouglalis, da Antonello Fassari a Stefano Fresi, da Elio Germano a Massimo Popolizio, da Gianmarco Tognazzi a Brenno Placido. Due i "camei" d'eccezione firmati dallo scrittore e dal regista. Un film che ha portato anche sullo schermo un racconto dal basso che è diventato poi di successo, ed infine ha inaugurato la serialità italiana di qualità con Sky e la regia di Stefano Sollima. Ma la storia non finisce perchè poi De Cataldo ha scritto Suburra ed ora si sta girando la quarta stagione per Netflix, dice Tozzi. Una storia che però non è finita nemmeno nella realtà, come ha spiegato Miguel Gotor, nel doppio ruolo di Assessore alla Cultura di Roma Capitale e di storico contemporaneo: ''quella di Romanzo criminale è una Roma che c'è ancora oggi, anche nel centro storico, dove la criminalità controlla molti negozi, per questo appuntamenti come questo hanno anche una funzione civile''.
   

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