Non essere un outsider, ma dare voce
agli esclusi, allargare la comunità e diffondere valori
positivi. Questo l'aspetto più importante della "missione"
portata avanti da Barack Obama e Bruce Springsteen, secondo
quanto spiegato da loro stessi in un'intervista rilasciata a
Otto e mezzo e ad altri giornalisti internazionali e trasmessa
questa sera nel corso del programma condotto da Lilli Gruber su
La7, in occasione dell'uscita del libro 'Renegades: Born in the
USA', nato dall'omonima serie podcast che i due hanno lanciato
qualche mese fa.
"Veniamo entrambi da famiglie di operai, famiglie che non
avevano mai avuto grandi aspettative - ha detto Obama -. Il mio
essere outsider è più evidente, Bruce è forse meno outsider di
me. Ci siamo fatti tante domande nella nostra vita: farsi tante
domande, non sentirsi a proprio agio per lo status quo, questo
mi definisce. Non riuscivo a stare dentro una tribù, avevo
bisogno di una comunità. Ci sono tanti momenti in cui un
politico cerca darsi uno status di outsider populista, a volte
con un atteggiamento sincero a volte posticcio, costruito ad
arte. La cosa più importante per me non è essere outsider, ma
voler far partecipare più persone. Ti interessano le voci di chi
escluso? Vuoi farle contare? Mi interessa più questo che
l'etichetta".
Un ragionamento simile a quello di Springsteen. "Non mi
definivo necessariamente un outsider. Mio padre era senza
lavoro, ero preoccupato. Un uomo che non aveva mai trovato una
collocazione precisa, è stato straziante far parte di quella
realtà, condividere il dolore di restare inascoltati., Quando ho
iniziato a scrivere l'ho fatto per le voci inascoltate, la mia è
la storia di un outsider che cerca di dare voce a chi non è
stato mai ascoltato: ho reso quelle storie il lavoro della mia
vita ed è ancora così".
Obama ha parlato anche dei rischi per la democrazia in Usa.
"La democrazia è un giardino che va curato e se non lo curi va
in rovina. Quello che abbiamo visto il 6 gennaio con l'assalto a
Capitol Hill è stato un sintomo. Una delle tendenze più
importanti e inquietanti è l'erosione dei fatti come base di una
storia comune. Non voglio essere troppo romantico sul passato,
ma c'era tra i partiti politici una base comune, per esempio sul
cambiamento climatico o sulla vaccinazione. Ora esiste una
capacità di costruire ad arte i fatti e questo è il fattore più
corrosivo della democrazia: parte considerevole del paese non
crede neanche ai conteggi delle schede elettorali, neanche
quando sono certificati dal loro partito".
"Capisco gli artisti che lasciano la politica al di fuori
del loro lavoro, non penso sia necessario esser
artista-attivista - ha sottolineato Springsteen -, io non mi
reputo un artista- attivista, la musica rock è musica della
libertà. La cosa più importante che ho fatto e cercare
raccontare storie che diventassero parte di una narrativa. Le
persone che vengono ai miei concerti hanno punti di vista
diversi, io cerco di mostrare loro che hanno valori comuni. La
speranza è che questo legame resista quando tornano alle loro
vite e che agiscano come cittadini in una nazione".
"Del periodo della presidenza non mi mancano i lustrini, mi
manca avere una squadra di persone solidale, realmente impegnata
a risolvere problemi", ha detto ancora Obama. "I momenti più
felici della mia vita sono con le mie figlie. Quando sono seduto
con loro e Michelle le ascolto mentre parlano e sono solari,
intelligenti, acute, mi prendono in giro. Sul letto di morte non
ricorderò i discorsi che ho fatto, ma l'aver tenuto le mie
figlie per mano, lo starcene seduti insieme: queste sono le cose
per cui dirò che è valsa la pena vivere".
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