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Sandro Veronesi, i fili del suo Colibrì

Sandro Veronesi, i fili del suo Colibrì

Libro dell'anno per la classifica di Qualità de la Lettura

ROMA, 14 dicembre 2019, 15:12

Redazione ANSA

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(di Mauretta Capuano) Mette tutta la sua energia nel restare fermo Marco Carrera, 'Il Colibrì' del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, scelto come libro dell'anno dalla Classifica di Qualità 2019 de 'la Lettura', pubblicato da La nave di Teseo. Ma lo stare fermo di Marco, in un tempo come il nostro che da sempre più valore al cambiamento, è un atto di coraggio. In questa storia, ambientata a Roma e Firenze, sono tanti i fili e le sospensioni reali e simboliche. Come il filo che sente di avere attaccato alla schiena la figlia del protagonista, Adele, avuta con la moglie Marina. La bambina manifesta questo disturbo percettivo a tre anni i si isola. Il filo "per qualche ragione nessuno lo vedeva, e quindi lei era costretta a stare sempre attaccata al muro, per evitare che la gente ci inciampasse o ci rimanesse intrappolata" racconta Veronesi. O come l'amaca, che diventa la culla trasportabile in ogni luogo della piccola Miraijin, la figlia di Adele che aveva trovato quel nome per la sua bambina in una saga di manga giapponesi. Lei è tutto per il nonno Marco e il nonno è tutto per lei che apre a un nuovo mondo, a una nuova umanità, apre all'uomo del Futuro (che è il significato del suo nome in giapponese), dopo i grandi dolori che hanno segnato la vita del Colibrì. Dopo i tanti lutti, la morte dei genitori, il suicidio della sorella Irene, che hanno travolto Marco compreso quello per cui non è ancora stato trovato un nome, la morte di un figlio. Una perdita innominabile che Veronesi racconta facendoci entrare nell'incubo in pagine scritte al ritmo del driiin di una telefonata che azzera la vita.
    Colibrì era il nome con cui la mamma chiamava il suo bambino che non cresceva, che restava basso e minuto per un deficit ormonale, corretto poi con una cura che non era stato facile far accettare a Probo, il padre di Marco. Ma alla fine anche Luisa Lattes, la donna che Marco ha sempre amato, che aspettava di vedere d'estate, alla quale ha scritto tante lettere, lo chiamerà colibrì dando in questo modo corpo a due opposti che non si incontrano eppure si intercettano: il movimento, il cambiamento e lo stare fermi, immobili . Due condizioni opposte che hanno tenuto separati Marco e Luisa. Ma la vita cambia a ritmo vertiginoso anche per chi crede di restare fermo, come accade a Marco, che soffre anche per la lontananza del fratello Giacomo, e nella cui figura, in un certo senso, si incontrano lo spazio e il tempo.
    Premio Strega 2006 con 'Caos calmo' diventato un film di Antonello Grimaldi, con protagonista Nanni Moretti, Veronesi ne 'Il colibrì' scende in modo potente alla radici di quell'energia che annienta e fa rinascere, ci racconta in un'architettura romanzesca perfetta la perdita e l'amore, il destino e le scelte , la ricerca di se stessi, la psicoanalisi, i sogni, i simboli con tante suggestioni e citazioni letterarie di cui lo scrittore da ampio conto alla fine del romanzo che ha una copertina gialla un po' fluo. La storia procede seguendo gli episodi della vita di Marco e al centro ci sono la famiglia, con tutte le sue mitologie, come la collezione di Urania del padre, e l'amore che è anche contemplazione.
   

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