Una storia autobiografica, di un
matrimonio durato cinquant'anni, un legame forte attraversato da
crisi e sbandamenti, ostacolato dal peso del silenzio. E' 'La
versione di Candida' (Le Lettere, pp.238, 14 euro), di Ivanna
Rosi, racconto personale che si legge come un romanzo per la
forza drammatica di sofferenze comuni, narrate con verità e
crudezza, rifuggendo da abbellimenti o ipocrisia.
L'autrice, un passato di insegnante di francese nelle
università di Firenze, Macerata e Pisa, prende spunto dalla
scoperta, quando è rimasta vedova, di una lettera che il marito
aveva scritto a un amico parlandogli del profondo sentimento
d'amore che lo aveva legato a un'altra donna. Il libro è così
un'inchiesta intima, un viaggio nella storia della coppia, per
dare risposta ad assillanti quesiti che spesso restano sospesi,
e insieme un'analisi lucida che ricostruisce il passato
dall'esterno, attraverso ricordi personali, testimonianze di
amici e conoscenti, lettere, poesie. La vicenda che il libro
narra può essere letta anche come emblematica per tutta una
generazione: quella che si è sposata intorno al Sessantotto
credendo ancora nel matrimonio ed è stata investita dalle
passioni politiche, dall'onda contestataria degli anni Settanta
e dalla repentina trasformazione del costume di cui è al tempo
stesso protagonista e vittima.
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