CAGLIARI - Patricia Arquette, nata a Chicago nel 1968 in una delle più famose famiglie di attori statunitensi - è infatti figlia di Lewis Arquette, nipote di Cliff Arquette e ha come fratelli gli attori Rosanna, Richmond, Alexis e David - ha un singolare destino, quella di aver interpretato molti ruoli da villain, da cattiva, ed oggi, alla seconda edizione del Filming Italy Sardegna, non a caso parla di The Act, serie televisiva statunitense distribuita sulla piattaforma Hulu basata su eventi realmente accaduti e di cui è stata trasmessa la prima stagione.
Protagonista della storia, Gypsy Blanchard, una ragazza che cerca di sfuggire al rapporto con una madre iperprotettiva, Dee Dee Blanchard (Arquette), affetta da sindrome di Münchhausen che fa credere alla figlia, o meglio le impone, di vivere su una sedia a rotelle finché lei non si ribella. E questo fino alla tragedia finale. "Conoscevo questa sindrome, ma non questa particolare storia - dice la Arquette -. Ma quando ne ho parlato coi miei figli, mi hanno subito detto: 'mamma non lo fare'". Per prepararmi, spiega l'attrice divenuta famosa con Una vita al massimo (1993) di Tony Scott, dove interpreta la prostituta Alabama, "ho trovato una lunga intervista di una donna che aveva questa sindrome ed entrava e usciva da questa condizione mentale. Una sorta di co-dipendenza, la sua, con la figlia, con aspetti solo negativi. È come se questa donna sentisse, per avere una sua identità, il bisogno di aiutare e anche un'ansia di separazione, la paura di essere lasciata sola dalla figlia".
Riguardo al suo discorso, tenuto alla serata degli Oscar, sulla disparità tra uomo e donna per quanto riguarda i compensi, ci tiene a dire: "Non mi riferivo al solo show business, ma al 98% di tutte le professioni. Da quando è arrivato Trump le cose sono anche peggiorate". Patricia Arquette ricorda poi la scomparsa della sorella Alexis, nata uomo con il nome di Robert, ma nel 2006 divenuta donna, un'icona transgender e attivista per i diritti della comunità LGBT: "La scelta che ha fatto Alexis è stata così coraggiosa e ne ha pagato il prezzo". Nel futuro della Arquette - Golden Globe per la serie Escape at Dennamora in cui è stata costretta a ingrassare nel ruolo della 'sporca e cattiva' Joyce "Tilly" Mitchell che lavora nella sartoria della prigione - due film da regista e anche "un libro di mie memorie che sto scrivendo. Il capitolo più duro sarà certamente la morte di mia sorella". La sua più grande paura? "La situazione sempre più pericolosa che si è creata in America dove se non si darà voce al dissenso politico non ci sarà mai vero cambiamento, il fascismo - conclude - è nato proprio dal silenzio".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA