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Scuola: da lunedì superiori in classe solo in tre regioni

Azzolina: senza scuola non c'è crescita, continuo a battermi

Per l'Italia sarà un ritorno in classe a macchia di leopardo, con gran parte delle regioni che hanno deciso di affidarsi, per quanto riguarda le superiori, ancora alla didattica a distanza ed altre, appena tre, che rispetteranno invece le indicazioni del governo e sono pronte ad accogliere gli studenti delle superiori già da lunedì 11 gennaio. Nel frattempo non accennano a placarsi le polemiche di professori e ragazzi che chiedono il rientro mentre la Cisl ha invitato il governo a pianificare al più presto un piano vaccinale per il personale della scuola, in modo da poter rientrare tutti il prima possibile.

Interviene la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina: "Un anno fa giuravo come Ministra. Sento, ogni giorno, tutta la responsabilità dell'incarico. Ho lavorato senza sosta e continuerò a farlo, guidata dall'amore per la scuola e per la Costituzione, guardando all'articolo 34. Uno dei più belli, quello che mi ha permesso di immaginare e costruire un futuro da donna libera, pur partendo da una condizione di svantaggio. Mi batto per la scuola perché senza la scuola non c'è crescita, aumentano le disuguaglianze, si blocca l'ascensore sociale. E a pagare sono sempre i più deboli. Continuerò a lavorare in questa direzione, senza risparmiarmi". 

Lunedì, dunque, i portoni delle scuole secondarie di secondo grado si apriranno soltanto in Valle d'Aosta, Toscana e Abruzzo che hanno rispettivamente un indice di diffusione del contagio inferiore all'1, ad eccezione della Valle d'Aosta che è all'1,07 ma al terzo giorno consecutivo senza vittime da Covid. Il trend generale tra i governatori, però, resta quello di mantenere chiusi gli istituti preferendo, per il momento, continuare le lezioni a distanza. E così anche la Basilicata, ultima in ordine di tempo, ha deciso di sospendere le lezioni in presenza almeno fino all'1 febbraio, così come precedentemente avevano fatto Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Veneto, Calabria e Sicilia.

Didattica a distanza fino al 18 gennaio, invece, in Lazio, Liguria, Molise, Piemonte e Puglia. Una settimana dopo, il 25 gennaio, potrebbero tornare in classe gli studenti di Campania, Emilia-Romagna, Lombardia e Umbria. Tutto, però, dipenderà dai dati epidemiologici e dai monitoraggi che seguiranno nelle prossime settimane, soprattutto dopo la ventilata nuova stretta del governo che prevederebbe zone rosse automatiche se l'incidenza settimanale dei casi fosse superiore a 250 ogni 100mila abitanti.

"Nel caos ingiustificato sulla riapertura scolastica - ha detto il presidente della Commissione Istruzione e Cultura del Senato, Riccardo Nencini -, la Toscana è l'esempio da seguire". Intanto continua la mobilitazione di studenti e professori che chiedono maggiore chiarezza da parte del governo. Oggi nella centralissima piazza Unità a Trieste, sono scesi in piazza rappresentanti del comitato "Priorità alla scuola" per lanciare un appello all'immediata apertura di tutte le scuole con il contestuale potenziamento delle misure di prevenzione e protezione. Tra cui, appunto, anche il vaccino, come richiesto dai sindacati. "Chi deve decidere se vaccinare il personale della scuola - le parole della segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi -, lo faccia senza indugi con una proposta seria e di Governo. Tutti i professori e il personale che sistematicamente viene a contatto con gli studenti, dev'essere coperto da misure anticontagio come il vaccino".

"Non possiamo perdere altro tempo - aggiunge -: sono più di trecentomila i docenti che superano i 55 anni. Si parta subito con una seria programmazione. L'87% della platea di docenti si è reso disponibile. Se la scuola è importante, ora è arrivato il momento di dimostrarlo! #Vacciniamolascuola, facciamo tornare il sorriso ai ragazzi".

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