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Castellucci vide manager dopo sentenza per rabbonirlo

Castellucci vide manager dopo sentenza per rabbonirlo

E' quanto emerge da atti inchiesta su barriere fonoassorbenti

GENOVA, 02 dicembre 2020, 18:13

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il giorno della sentenza di Avellino per la strage dell'acquedotto Acqualonga, dove morirono 40 persone, Giovanni Castellucci incontrò Paolo Berti, ex direttore operazioni di Autostrade per l'Italia, per "rabbonirlo" dopo la pesante condanna a cinque anni e 10 mesi.
    Ma soprattutto lo vide per promettergli "una garanzia per tutta la vita per lui e la famiglia". E' quanto emerge dalle carte dell'inchiesta sulle barriere fonassorbenti pericolose che ha portato ai domiciliari l'ex ad di Aspi e Atlantia e i suoi dirigenti.
    Castellucci, sostengono gli inquirenti, ha Saputo che l'ex manager è arrabbiato perché si aspettava una condanna inferiore e soprattutto perché invece il suo capo si è salvato grazie alle sue menzogne. L'ex ad lo fa chiamare dai suoi collaboratori e, dopo molte insistenze, è Michele Donferri Mitelli che lo fa andare a prendere con un taxi Aeroporti di Roma spa, controllata da Atlantia dove era stato "promosso" dopo il crollo del ponte Morandi, e lo porta da Castellucci. "Ha chiesto una... ha chiesto una mediazione con te...", dice Donferri al telefono, "ti vuole rasserenare e ti aiuterà per tutta la vita... ti vuole dire questo messaggio...". E ancora: "Mollo (ex direttore generale assolto nel processo di Avellino) si è salvato perché stava attaccato al suo treno... e allora attaccate pure tu a sto c. di treno..." Berti si lamenta anche con la moglie di questa assoluzione. "Mollo lo sapeva che perché Mollo sapeva benissimo che c'era quella barriera che dava quel problema lì, e quindi non ha fatto un cazzo".
    La procura di Genova aveva trasmesso gli atti ai colleghi di Avellino. Non è escluso, sottolineano fonti vicine agli inquirenti, che i pm campani possano contestare a Castellucci l'articolo 377 bis, e cioè induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria.
    Perché la linea da seguire, anche per le indagini sul crollo di Genova, era quella di fare ricadere le colpe sui direttori di tronco.
   

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