"La 'guerra del pesce', con il suo
strascico di paura e morti, resterà una questione internazionale
irrisolta, che porterà alla fallimento della pesca siciliana e
della politica comunitaria del mare Mediterraneo, luogo fisico
ma anche ideale di conciliazione di identità, di incrocio e di
condivisione tra popoli, che sana le diversità attraverso
un'opera virtuosa ed instancabile accomunando tutti nella fatica
e nel lavoro". Un tema attuale che a Mazara del Vallo è molto
avvertito soprattutto alla luce dei recenti sequestri dei
pescherecci da parte delle autorità libiche. Ed è questo
l'argomento principale affrontato nel libro "MediterraneoMar,
continente liquido", scritto dal mazarese Giuseppe Messina, 57
anni, segretario regionale dell'Ugl (Angelo Mazzotta editore;
315 pagine; 24,90 euro, copertina di Hajto), in distribuzione in
questi giorni.
"Partendo dall'uomo e dalle sue fragilità, - dice l'autore -
intendo ridestare il dibattito intorno all'antico problema della
guerra del pesce mai affrontato in termini risolutivi, con
l'intento di restituire fiducia e sicurezza ad un'area da sempre
caratterizzata da forti tensioni sociali". Ne emerge uno studio
che trae "linfa dalla necessità di interpretare le ragioni di
scelte politiche fallimentari del recente passato da parte di
istituzioni nazionali e sovranazionali, fornendo loro un
contributo per prevenire, gestire e affrontare le controversie
in ambito marittimo", osserva.
"Per questo analizzo anche il ruolo dell'Unione Europea, che -
prosegue Messina - ha competenza esclusiva nell'ambito delle
relazioni internazionali in materia di pesca e ha,
conseguentemente, una grande responsabilità nel concentrare ogni
sforzo diretto a costituire un nuovo moderno approccio economico
e sociale per un futuro sostenibile". L'autore traccia, infine,
nuove strade percorribili per il futuro, perché, nel "Continente
liquido", cessi di dominare di stabilità politica a favore della
Pace e della prosperità in un'ottica di integrazione e di
convivenza civile dei popoli. E cita l'augurio di Nicola De
Felice, ammiraglio di divisione che fu comandante di
Maresicilia, per trovare una soluzione ai contrasti: "La via
maestra resta comunque la volontà di trovare un accordo con i
singoli stati della sponda del Mediterraneo sullo sfruttamento
congiunto e controllato della pesca".
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