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Caravaggio trafugato, rassegna Next all'oratorio San Lorenzo

Caravaggio trafugato, rassegna Next all'oratorio San Lorenzo

A Palermo con un'opera firmata da Emilio Isgrò

PALERMO, 23 dicembre 2021, 11:22

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Si chiama Next la rassegna dedicata al Caravaggio trafugato dall'oratorio di San Lorenzo a Palermo, che quest'anno si avvale del supporto della Fondazione Sicilia all'interno del progetto "Isgrò - Dante, Caravaggio e la Sicilia" giunge alla sua XII edizione con un'opera firmata da Emilio Isgrò, chiamato a realizzare una sua Natività in memoria del capolavoro di Caravaggio, trafugato dall'oratorio di San Lorenzo a Palermo nel 1969. L'opera sarà inaugurata alla mezzanotte del 24 dicembre e resterà in esposizione fino al 17 ottobre 2022, anniversario del furto del Caravaggio.
    Il progetto Next nasce nel 2010 da un'idea di Bernardo Tortorici di Raffadali, Presidente dell'Associazione Amici dei Musei Siciliani, con la realizzazione per l'Oratorio della prima Natività contemporanea ad opera del Laboratorio Saccardi.
    L'intento era quello di esorcizzare attraverso l'arte uno degli eventi più drammatici della storia del patrimonio culturale, una ferita ancore aperta che attende con speranza un possibile risanamento. "Non sarà la mafia a cancellare la presenza della Natività, la Natività l'abbiamo voluta fare cancellare dall'arte e da un'artista, Emilio Isgrò che, attraverso il suo caratteristico gesto, crea una nuova opera, un nuovo valore, una nuova speranza. E' stata una scelta simbolicamente molto forte per un'iniziativa che da tanti anni portiamo avanti come un arcaico rituale di auspicio, con l'augurio che possa essere propiziatorio al ritrovamento del capolavoro scomparso" dice Bernardo Tortorici di Raffadali. Nel 2009 Gaspare Spatuzza raccontò che il quadro, nascosto in una stalla, fu rosicchiato dai topi e dai maiali ed infine dato alle fiamme nell'intento di disperderne le tracce. La notizia proveniva dal compagno di cella Filippo Graviano, boss di mafia affiliato alla Famiglia di Brancaccio che all'epoca del furto aveva appena otto anni, e che quindi non poteva costituirsi come una fonte diretta. Un altro pentito, Salvatore Cancemi, riferì che la Natività si esponeva durante i summit dei corleonesi di Riina, dichiarazioni poi smentite da Francesco Marino Mannoia. Lo stesso Mannoia si auto sconfesserà nel 2017, asserendo di aver mentito quando, durante il Maxiprocesso, aveva affermato di aver bruciato la tela con le proprie mani. Non ritenute pienamente attendibili sono anche le parole di Vincenzo La Piana, che aveva riportato di aver visto la tela all'interno della raffineria di droga del boss Gerlando Alberti.
    A far luce sui recenti sviluppi dell'indagine è la confessione di Gaetano Grado, raccolta dalla Commissione Antimafia l'11 maggio del 2017. Secondo le sue dichiarazioni, furono dei semplici ladri, dei ragazzi, gli autori del crimine. Badalamenti si farà consegnare l'opera, portandosela con sé a Cinisi. Grado apprenderà poi da Badalamenti che il quadro era stato venduto a un trafficante d'arte di origine svizzera, probabilmente di Lugano, un uomo parecchio in là con l'età che aveva espresso l'idea di rivenderlo a pezzi.
   

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