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Teatro: in scena al Biondo "A che servono questi quattrini?"

Teatro: in scena al Biondo "A che servono questi quattrini?"

Debutta martedì 7 febbraio alle ore 21

PALERMO, 03 febbraio 2023, 10:19

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Debutta martedì 7 febbraio alle ore 21, nella Sala Grande del Teatro Biondo di Palermo, la commedia A che servono questi quattrini? di Armando Curcio per la regia di Andrea Renzi, con Nello Mascia, Valerio Santoro, Luciano Saltarelli, Loredana Giordano, Fabrizio La Marca e Ivano Schiavi.
    Le scene dello spettacolo, prodotto da La Pirandelliana sono di Luigi Ferrigno, i costumi di Ortensia De Francesco e luci di Antonio Molinaro.
    Repliche fino al 12 febbraio.
    A che servono questi quattrini?, andata in scena per la prima volta nel 1940, è una delle più divertenti commedie del repertorio italiano, al cui successo contribuì anche la successiva versione cinematografica del '42 interpretata da Eduardo e Peppino De Filippo. La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo, detto il Professore, che ordisce un piano paradossale per dimostrare le sue teorie, bizzarre e controcorrente, sull'inutilità del denaro.
    Siamo in Italia alla vigilia della II Guerra Mondiale e il mondo post-capitalistico dell'alta finanza è di là da venire, ma l'argomento, così esplicitamente indicato nel titolo, si rivela sorprendentemente attuale. Il protagonista immaginato da Amando Curcio, a metà strada tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, non vuole mirare al bersaglio della Grande Economia, ma certo l'ordito delle sue paradossali speculazioni sollecitano in noi uno sguardo disincantato (e saggio) sugli inganni dell'universo finanziario che oggi tutto pervade.
    Il Marchese offre tutto il suo appoggio, dando il suo sostegno speculativo, a Vincenzino, ricco solo del suo entusiasmo e della sua ingenuità, e lo aiuta a capovolgere il suo destino di ultimo accompagnandolo in una rapidissima ascesa sociale. Una favola? Un sogno ad occhi aperti? Può darsi, ma i temi dell'inutilità del denaro e della "dannosità" del lavoro, benché calati nella realtà di due famiglie napoletane degli anni '40, una poverissima l'altra in apparenza arricchita, riescono, sul filo del paradosso, a divertirci stimolando una riflessione sui nostri tempi.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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