"Non ci sentiamo obbligati ad
accantonare 866 milioni, il pronunciamento della Corte dei Conti
non è paralizzante. Da lunedì ci confronteremo col governo
Meloni, con il Mef e con il Parlamento a cui chiederemo una
norma interpretativa che dia ragione alla Regione siciliana,
facendo venire meno il motivo del contendere davanti alla Corte
Costituzionale". Così l'assessore regionale all'Economia in
Sicilia, Marco Falcone, subito dopo la lettura del dispositivo
della Sezione riuniti della Corte dei Conti che ha sospeso il
giudizio di parifica del rendiconto della Regione per il 2020
annunciando che solleverà davanti alla Corte Costituzionale la
legittimità del piano di riparto del disavanzo da 2,2 miliardi
che la Regione siciliana aveva spalmato in dieci anni ma secondo
i giudici contabili andava dilazionato in tre esercizi
finanziari.
Alla domanda se la decisione della Corte avrà conseguenze sulla
manovra finanziaria per il 2022 su cui sta lavorando il governo
Schifani, l'assessore ha risposto: "Non ci sarà bisogno di
riscrivere la manovra, prendiamo atto della pronuncia della
Corte dei Conti che ha sospeso il giudizio e ha deciso di
sollevare la questione di legittimità costituzionale per quanto
riguarda il disavanzo.
Per il resto aspettiamo di valutare tutte le altre partite
contestate dalla Corte, avranno una incidenza ma di sicuro non
sarà impattante".
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